mercoledì 20 agosto 2008

A PROPOSITO DI SENSO CIVICO

Carlos di Roma ci segnala questa email pubblicata da Dagospia
http://dagospia.excite.it/articolo_index_42917.html


Lettera 7
Egregio signor Dago, le scrivo da una sedia (comodissima) all'interno di un giardino tropicale con alberi di, credo, banane tutto intorno. Proprio vicino a me una fontana modernissima di alluminio dispensa, gratis, acqua naturale refrigerata per chi avesse sete; più in là se ne scorgono altre, forse sono decine; mezz'ora fa ho fatto la doccia in una toilette arredata di pietre naturali grezze a pavimento e alle pareti; mi sono anche fatto la barba in un lavabo di vetro di design modernissimo e con rubinetti d'acciaio che sembravano baionette d'arditi schierate per l'assalto.

Tutto intorno a me, in corridoi e saloni di migliaia di metri quadrati, una moquette con decorazioni che ricordano foglie di alberi tropicali ricopre, morbidissima e pulitissima, ogni angolo di questa struttura enorme, futurista, tecnologica, fatta di vetro e acciaio. Sale attrezzate per mamme e bambini ospitano ciurmaglie entusiaste di piccole pesti che giocano con specie di ologrammi che vengono proiettati sul pavimento. Il luogo è affollatissimo di persone indaffarate ma sorridenti con bagliori entusiastici che scintillano dalle loro dentature bianchissime.

Parlano molte lingue e naturalmente anche l'inglese: pure il poliziotto, la signora delle docce, il barista indiano, la filippina che lava i vetri parlano inglese. Tutti sorridono, sempre, anche quando chiedi un'informazione. E ti danno ascolto. Ci sono pochi europei e li si riconosce per l'aspetto generalmente trasandato, la postura svaccata, la barba di due o tre giorni, per la leggera pinguedine che contraddistingue gli adulti e per l'oscena obesità che deturpa i corpi ormai sferici dei loro bambini.

Quelli del posto, invece, sono sempre vestiti, come dire?, normali: gli uomini hanno i loro abiti e le donne portano la gonna, a tutte le età. Gli italiani li riconosco senza neppure bisogno di sentirli parlare: sembrano mozzi di vascelli olandesi del '600 in libera uscita: pieni di tatuaggi, ricoperti di orpelli firmati del tipo di braccialetti con su scritto D&G, orecchini al naso e pezzi di ferro infilati in ogni parte del corpo: sono cafoni, sguaiati, parlano ad alta voce, dicono migliaia di parolacce e, naturalmente, bestemmiano. Sono giovani e danno l'idea di non capire neppure bene dove si trovino, ma si vede benissimo che si sentono a disagio e, per insana reazione, fanno branco.

Proprio adesso, vicino a me, si è sistemato un terzetto che si è messo a bere birra e la ragazza tiene i piedi sulla sedia. Bene, egregio signor Dago, volevo solo dirle che le scrivo dall'aeroporto di Singapore, estremo Oriente di questo nostro Occidente che non c'è più, che è finito, che si perde in fasti ormai lontani, dimenticati e inutili e che non vuole sapere di riconoscere che, ormai, è finita. A Singapore c'è il mondo nuovo, quello del Futuro, quello che avrebbe potuto sognare F.T.Marinetti.

C'è la Venezia Futurista fatta di ponti di vetro-acciaio che lui immaginava quando denunciava la Venezia passatista marcia e ormai disfatta. Ci sono i treni gratuiti e sopraelevati che ti portano, ogni due minuti, da un terminal all'altro. E ci sono le aree per fumatori, dove sei accolto come ogni altro passeggero e dove puoi alleviare la tensione di lunghe ore di volo fumando una sigaretta. Un'ultima cosa, egregio signor Dago: qui non c'è la "democrazia": un signore, molto preparato, dirige e decide per tutti e le sue decisioni sono apprezzate da tutti, sembrerebbe.

La gente sta bene, magari non può votare per Luxuria o per Bossi o per Berlusconi o per Fassino o per Mastella ma la cosa che salta all'occhio, qui, è che la nostra democrazia finta, sgangherata, da operetta, fatta di cialtroni e per i cialtroni è destinata al ridicolo e al fallimento. Qui a Singapore, signor Dago, si respira aria di forza, di entusiasmo, di ricchezza, di giovinezza, di voglia di vivere. Si respira il Futuro della Terra e di questa nostra Umanità.
PB


Dagospia 19 Agosto 2008



1 commento:

Marinetti ha detto...

Sì, avevo scritto io questa lettera a Dagospia proprio dall'aeroporto di Singapore e la avevo pubblicata sul mio blog http://www.marinettiani.com/2008/08/si-respira-il-futuro-della-terra.html
Mi fa piacere che sia stata oggetto di riflessione da parte tua e di questo blog.
Viaggiare in posti così lontani fa spesso capire che forse la nostra Italia in temini di senso civico non è messa così bene rispetto a Paesi in qualche modo più avanzati. Vero è che Singapore, essendo un posto piccolo, è più facile da amministrare rispetto a nazioni più grandi, ma la mia testimonianza è sintomatica di un malessere diffuso di noi italiani, specie quando ci troviamo all'estero.