sabato 29 novembre 2008

AMBIENTE E CITTADINANZA ATTIVA

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Con questo post inizia la collaborazione di Valentina Lanci in merito al coinvolgimento ed al ruolo dei cittadini nei confronti delle scelte industriali e comportamentali in grado di impattare e modificare la qualità della vita di un territorio.

“La piena libertà di accesso all’informazione, e dunque l’infinita possibilità di trasformarla in conoscenza, definiscono ormai il modo d’essere del cittadino; le limitazioni dell’accesso all’informazione si convertono immediatamente in limitazioni della cittadinanza”(Tecnopolitica, Stefano Rodotà).


PARTECIPAZIONE E SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE

La questione della partecipazione, dell’accesso all’informazione e della comunicazione ambientale ai fini di una buona governance rappresenta riferimento costante nel quadro normativo e programmatico comunitario, internazionale e nazionale in relazione allo sviluppo sostenibile. Il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini e dei diversi attori della società risulta essere di fondamentale importanza se si vuole cercare di migliorare la qualità delle politiche pubbliche e i processi decisionali, integrando gli apporti dei cittadini nella definizione delle stesse.

L’informazione aumenta la trasparenza dell’amministrazione e le conferisce maggiori responsabilità, ma soprattutto, supporta e migliora la qualità dei processi decisionali.

In tal senso, la realizzazione di attività di reporting, nelle sue diverse tipologie tematiche – report ambientale, di sostenibilità, partecipativo, sociale – diventa una modalità concreta per rendere conto ai cittadini dei risultati delle politiche perseguite e porli in condizione di valutare le prestazioni delle amministrazioni rispetto a quanto promesso. Inoltre, contribuisce alla gestione dei conflitti ambientali, aumenta la coesione sociale e il senso di appartenenza alla comunità.

INFORMAZIONE AMBIENTALE, COMUNICAZIONE E PARTECIPAZIONE NEL QUADRO NORMATIVO INTERNAZIONALE

Una tappa decisiva per l’affermazione e la diffusione a livello internazionale del tema del coinvolgimento e della partecipazione della società civile alle decisioni che riguardano l’ambiente è rappresentata dalla Conferenza ONU su “Ambiente e Sviluppo” tenuta nel 1992 a Rio de Janeiro. Il documento più importante e ancor oggi punto di riferimento in tal senso emerso da questo incontro, che vide la partecipazione di più di 170 governi ed altri attori istituzionali ed economici provenienti da tutto il mondo, è l’Agenda 21, strumento volontario sottoscritto da molti paesi e contenente una serie di impegni, nel quale un capitolo intero è dedicato al ruolo delle amministrazioni locali per adottare decisioni orientate ad obiettivi di sviluppo sostenibile prevedendo, tra gli aspetti fondamentali, la partecipazione dei diversi attori della società civile e quindi favorendo la migliore diffusione dell’informazione sui temi ambientali.

A livello internazionale, nel ’98 è emanata la Convenzione UN/ECE sull’accesso alle informazioni, la partecipazione pubblica ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, (Convenzione di Aarhus) che sancisce, a livello internazionale, il diritto all’informazione ambientale, ma soprattutto estende tale diritto alla partecipazione ai processi decisionali e all’accesso alla giustizia in materia ambientale. Si tratta di un documento fondamentale per la sua portata e di un vero strumento di democrazia ambientale.

LA CONVENZIONE DI AARHUS. CITTADINI CONSAPEVOLI IN QUANTO LIBERI DI ACCEDERE ALL’INFORMAZIONE AMBIENTALE

In primo luogo la Convenzione di Aarhus garantisce ai cittadini l’accesso all’informazione ambientale attraverso il duplice ruolo assegnato alla Pubblica amministrazione consistente nel rispondere alle richieste dei cittadini sulle questioni ambientale e nel raccogliere e divulgare l’informazione ambientale.

Il concetto di “informazione ambientale” adottato è ampio e comprende qualsiasi informazione (in forma scritta, visiva, sonora, elettronica o altra forma) relativa allo stato e all'interazione delle variabili ambientali ( aria, acqua, suolo, paesaggio, biodiversità), agli agenti ambientali quali sostanze, energia, rumore e radiazioni, agli atti e alle attività ambientali, inclusi politiche, piani e programmi, legislazione, atti amministrativi, accordi ambientali, nonché analisi costi-benefici e altre forme di valutazione economica utilizzate nei processi decisionali ambientali e allo stato della salute e sicurezza e delle condizioni di vita umane, dei siti e degli edifici di interesse culturale, nella misura in cui sono – o possono essere – interessati dallo stato delle variabili ambientali o, attraverso di loro, dagli agenti, atti o attività citati.

Il diritto di accesso, per quanto esteso, non è comunque assoluto. Sono infatti previste alcune specifiche ipotesi di esclusione e vi è un bilanciamento fra diritto all’informazione e riservatezza.

Il secondo pilastro della Convenzione di Aarhus è costituito dalla partecipazione del pubblico al decision making ambientale. La Convenzione prevede che il pubblico interessato abbia diritto a partecipare ai processi decisionali relativi all’autorizzazione di determinate attività (specificate o comunque aventi impatto ambientale significativo), all’elaborazione di piani, programmi, politiche ambientali, alla redazione e approvazione di regolamenti e atti normativi e alle autorizzazioni per il rilascio di Ogm nell’ambiente.

Il terzo pilastro della Convenzione è l’accesso alla giustizia. Negli ordinamenti nazionali deve essere garantito che i cittadini possano ricorrere a procedure di revisione amministrativa e giurisdizionale qualora ritengano violati i propri diritti in materia di accesso all'informazione o partecipazione.

Le procedure di revisione amministrativa devono essere celeri e gratuite o economiche. La tutela giudiziaria deve offrire rimedi adeguati, effettivi, spediti e non proibitivamente costosi. Le decisioni finali devono essere vincolanti per l'autorità pubblica.

Valentina Lanci

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