venerdì 26 febbraio 2010

MA I POLITICI ABRUZZESI SANNO LEGGERE?

Su 13.000 nati in 10 anni quasi 700 hanno problemi
Soprattutto ai genitali. Indaga la magistratura
Gela, nella città dei veleni
è record di bimbi malformati

Studio della Regione: dove ci sono raffinerie ci si ammala di più
si muore sempre di più
dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI


L'impianto industriale del Petrolchimico di Gela

GELA - Dove volevano morire di cancro piuttosto che morire di fame i veleni hanno portato altri orrori. Ed è lì, solo lì tra le ciminiere che sputano fiamme che l'aria è un morbo. E' in quella Sicilia che un tempo sognava per i suoi giacimenti e per le sue trivelle che nascono bambini malformati, tanti. Più che a Porto Marghera. Più che a Taranto. Più che nell'inferno di Priolo e di Melilli. "Per le ipospadie un dato così alto non si era mai ufficialmente registrato in realtà industriali del mondo intero", rivela la relazione che un'équipe di periti ha appena consegnato alla magistratura di Gela. Sono numeri da paura.

Un'indagine scopre che su 13 mila nati tra il 1992 e il 2002 quasi 700 presentano malformazioni cardiovascolari, agli arti, all'apparato digerente, ai genitali esterni soprattutto. Queste ultime risultano superiori alla media nazionale più del 250 per cento. "In letteratura non è riportato nulla di simile, certi valori per le ipospadie si erano sfiorati fino ad ora solo nell'area di Augusta", spiega Fabrizio Bianchi, primo ricercatore del Cnr, coordinatore italiano delle rete europea sulle malformazioni congenite e anche uno degli esperti che sta "analizzando" i danni provocati dai camini che buttano fumi mortali dentro e intorno alla quinta città siciliana per abitanti, 100 mila, una striscia di terra dove in certi giorni il mare davanti è color dell'inchiostro. Ma paura fanno anche quegli altri risultati venuti fuori da uno studio del Ministero della Salute e dall'Osservatorio epidemiologico della Regione sui "siti industriali" dell'isola, il "triangolo" a nord di Siracusa, Milazzo, Biancavilla. Dove ci sono raffinerie ci si ammala sempre di più, si muore sempre più facilmente, l'incidenza dei tumori è del 50 per cento in più che nel resto della Sicilia.

E' Gela il caso più spaventoso. Ed è a Gela che un'inchiesta giudiziaria proverà a stabilire il nesso di causalità tra veleni chimici e malformazioni.

Sono già state esaminate 50 mila cartelle cliniche, un'esplorazione a vasto raggio sui bimbi nati male e un'altra sulle morti sospette tra i 7 mila dipendenti transitati nei reparti degli stabilimenti dell'Anic e dell'Agip fin dal 1959, l'anno di apertura del Petrolchimico, l'anno del signore in cui Gela e quella Sicilia ammaliata da Enrico Mattei inseguirono il miraggio dell'oro nero.

La ricerca sugli effetti tossici è stata ordinata dal sostituto procuratore Alessandro Sutera Sardo, lo stesso che nel 2002 fece chiudere quattordici serbatoi e due depositi di carbone della raffineria. L'inchiesta procede sulla base dei numeri che fornisce un pool di esperti: Fabrizio Bianchi Cnr, Sebastiano Bianca, genetista, Pietro Comba, Iss, Annibale Bigeri, statistico. Sono loro che hanno raccolto ed elaborato i primi dati. "Ci sono picchi che lasciano sgomenti", racconta il sostituto procuratore Alessandro Sardo Sutera. La percentuale di bimbi malformati a Gela è di 40 su mille. Di quei 40 casi, 5 sono ipospadie. Ma tante sono anche le malformazioni cardiovascolari.

Ecco un passo della relazione degli esperti trasmessa alla procura: "L'eccesso di rischio osservato a Gela per i difetti dei setti cardiaci e dei grandi vasi è consistente. In particolare eccessi positivi sono stati riportati in associazione con contaminazione di metalli pesanti e/o solventi organoclorurati presenti nelle acque ad uso civico, piombo in aree contaminate, solventi organici in ambiente lavorativo o residenziale, composti fenolici, per l'esposizione materna e paterna a pesticidi e per la residenza vicina a discariche di rifiuti". Le sostanze che appestano sono tante altre. Idrocarburi aromatici. Diossine. Mercurio. Arsenico.

I quasi 700 bambini con handicap sono stati tutti individuati, rintracciati e visitati. "E cinque di loro sono stati salvati per miracolo, operati d'urgenza negli ospedali di Catania", ricorda il magistrato di Gela. La sua inchiesta scava sulle malformazioni ma punta anche a verificare un collegamento "tra la presenza del petrolchimico e i tumori". Una prima analisi ha accertato quanti morti di cancro ci sono stati negli ultimi 40 anni tra i dipendenti: 641. Una seconda analisi ha selezionato 195 casi, quelli di "elevata probabilità di ricondurre la morte all'esposizione" dei veleni dello stabilimento. Gli esperti stanno lavorando su questi 195 decessi. Per tumore al polmone se ne sono andati in 60, 35 quelli morti per un male all'apparato respiratorio e 34 per leucemia. Tutti gli altri per mesoteliomi, nefropatie, morbo di Parkinson. A Gela è stato riscontrato un tasso di mortalità superiore alla media italiana del 57% in più per i tumori allo stomaco per i maschi e del 74% in più al colon retto per le femmine, più del 13% gli uomini e più del 25% le donne gelesi decedute per malattie cardiovascolari, 20% in più le cirrosi diagnosticate a maschi e femmine. "Fino a questo momento abbiamo individuato 25 casi sicuri di persone colpite da tumore che lavoravano là dentro", dice Sutera Sardo, dipendenti del petrolchimico morti di petrolchimico.

Per le esalazioni di acido solforico e per l'amianto, per l'ammoniaca respirata, per il benzene e per il benzolo, per il mercurio. L'inchiesta giudiziaria sull'impianto di Gela sarà probabilmente chiusa alla fine dell'anno. Ma già i primi numeri raccontano quanto è costato il sogno industriale siciliano.

(La Repubblica 14 luglio 2005)

giovedì 18 febbraio 2010

NATO SU MARTE


Il Consigliere Regionale Emilio Nasuti, candidatosi sulla Terra, nella circoscrizione Abruzzo, ed eletto in particolare con i voti del popolo frentano, deve smetterla di fare gli interessi dei Marziani, che pure rispettiamo, per alcuni semplici motivi:
  • E’ stato eletto sulla Terra
  • Lo stipendio gli viene pagato dai terrestri (un super stipendio!)
  • Prima di rilasciare dichiarazioni dovrebbe sapere di cosa sta parlando.

Domande di NSC al Marziano:
  • Quali sono le aree idonee a realizzare un Centro Oli in Abruzzo?
  • E’ vero che il Governo Nazionale ci è vicino?
  • Se è vero, perché l’On. Daniele Toto è stato uno degli artefici nel far impugnare la prima legge antipetrolio?
  • Perché il Governo Nazionale ha impugnato l’ultima legge antipetrolio?

Considerazioni di NSC:

In Abruzzo, come in tutta Italia, per l’orografia del nostro territorio, non è realizzabile un Centro oli, se si decide ovviamente di rispettare i parametri che tutte le nazioni impongono a queste tipologie di insediamenti. (vedi USA, Germania, Norvegia, Francia, Inghilterra, Spagna, Pakistan, Cina, Libia)

In Italia non ci sono aree desertiche disabitate, dove le attività umane non sono presenti (città, agricoltura, turismo, industrie, ecc.)
Il petrolio abruzzese di bassissima qualità non può essere trasportato se non è immediatamente desolfurizzato, quindi: pozzi = centro Oli ; No Centro Oli = no pozzi in mare e in terra.


Inutile continuare a fare paragoni e commenti, la stragrande maggioranza dei cittadini abruzzesi ormai queste cose le conosce bene.
Il dramma è che i Marziani con il loro pensiero illuminante, dovrebbero dare vita ad una nuova società, dedita al benessere sociale sotto tutti i punti di vista.
I Marziani non conoscono o fanno finta di non conoscere la realtà a cui andiamo incontro.
Forse il fatto di provenire da un altro pianeta e venuti da poco ad abitare sulla Terra ha impedito loro la conoscenza del problema, se pur molto semplice da acquisire, e ciò li rende ignoranti in materia.

Se la motivazione è solo questa, per il momento sono scusati, ma li invitiamo ad acculturasi al più presto sull'argomento.

Sulla Terra e in particolare in Italia il popolo è sovrano e quasi più nessuno porta l’anello al naso;
nel caso i nostri Marziani intendessero continuare a considerarci cittadini di serie “B” per le prossime elezioni, anche come rappresentanti di condominio, i voti dovranno chiederli su Marte.
Noi, Cittadini della Terra faremo conoscere anche all’ultimo eremita rimasto il loro operato.

Siamo sempre pronti a tornare sui nostri passi appena ce ne sarà data la possibilità.
Ribadiamo con forza che il nostro movimento è si politico ma assolutamente apartitico.
Le nostre considerazioni si riferiscono all’operato dei nostri politici, non allo schieramento a cui appartengono.

I politici per bene, così come i mascalzoni, sono presenti in tutti gli schieramenti.








sabato 6 febbraio 2010

IL GOVERNO STRAPPA IL PERIZOMA DI CHIODI

Vi aspettiamo a Lanciano sabato 13 febbraio presso la Casa di Conversazione
ma nel frattempo vi diamo un altro motivo di riflessione sul perché di questa sciagura annunciata che si chiama petrolio abruzzese.

Quello che doveva accadere è accaduto, ed anche in anticipo rispetto alle previsioni!
Il Governo centrale ha impugnato presso la Corte Costituzionale la legge regionale 32/2009 proposta e approvata soltanto lo scorso 18 dicembre dalla Giunta Chiodi e dalla stessa strombazzata come la Legge Anti Petrolio e da noi invece più prosaicamente definita Legge Perizoma.

L'atteggiamento della Giunta regionale presieduta da Gianni Chiodi, nei confronti della deriva petrolifera abruzzese, può essere generato solo da queste due motivazioni:

1. Prima motivazione: la Giunta Chiodi, per motivi che a questo punto della storia devono essere resi pubblici, invece di tutelare gli interessi dei cittadini abruzzesi sembra tutelare gli interessi di chi ha forti interessi economici nella petrolizzazione abruzzese, a scapito dell'economia e della salute dell'intero Abruzzo.
Infatti, nonostante quanto evidenziato dall'Avvocatura del Governo il petrolio abruzzese non ha rilevanza strategica nazionale perché estratto da compagnie straniere che lo venderanno sul libero mercato.
Per assurdo queste compagnie straniere potrebbero vendere anche all'Italia il petrolio abruzzese senza che la regione Abruzzo incameri un euro per quello estratto in mare e meno di un'elemosina per quello estratto a terra!

Quindi dove si evidenzia che questo petrolio concorra alle necessità strategiche della nazione?

Tanto per fare un esempio, tutto il petrolio che verrebbe estratto dal campo di coltivazione Ombrina Mare della MOG inglese, che devasterebbe il mare e la costa tra San Vito e Punta Cavalluccio, potrebbe soddisfare le necessità nazionali per meno di 10 giorni in un contesto di 8.760 giorni di estrazione,ma lasciando tracce del suo inquinamento mortale per almeno un secolo: cioè 36.500 giorni!

Per inciso i pozzi di Ombrina Mare saranno automatici, privi di personale, ed il centro oli galleggiante FSPO, battente bandiera straniera, avrà a bordo 15 tecnici, anche essi stranieri!

A proposito di Ombrina Mare, Presidente Chiodi, la sua Giunta ha inviato le Osservazioni che evidenziano l'allegra gestione dell'iter delle concessioni agli organi competenti?
E se le ha inviate, come ha fatto la Provincia di Chieti, perché non le rende pubbliche?

2. Seconda motivazione. La Giunta Chiodi, alla luce dei fatti e delle bugie con le gambe cotrtissime, quando parla di petrolio non sa cosa dice perché, pur avendo gli strumenti per farlo, non è in grado di valutare il problema nella sua gravità; quindi si comporta, su questo specifico problema, da ignorante.

Queste due ipotesi sono entrambe deplorevoli perché i cittadini-elettori abruzzesi stanno pagando lauti compensi agli esponenti della giunta regionale affinché tutelino i loro interessi e non quelli di realtà estranee alla comunità regionale.

Il secondo caso, a nostro avviso, è ancora più grave perché vuol dire che questi stipendi sono pagati a individui che se continuassero ad ignorare la gravità del problema dovrebbero essere rimandati a casa con il disprezzo dei cittadini-elettori per la loro manifesta arroganza di amministratori ignoranti ed incapaci.

Questa è l'ennesima dimostrazione che il petrolio abruzzese non è un problema ambientale ma politico.
Esattamente come la febbre non è la malattia ma il suo sintomo.

Il presidente Gianni Chiodi, se non vuole che la sua progenie si vergogni di lui per decenni, invece di trincerarsi dietro inutili e sconcertanti Leggi Perizoma deve avere il coraggio di spostare il problema sul piano politico, sostenendo la richiesta di revoca come stiamo facendo noi, semplici cittadini, attraverso la raccolta firme ai sensi dell'art. 6 comma 11 e dell'art. 9, comma 2 della Legge n.9 del 9 gennaio 1991.
Se il presidente decidesse di saperne di più in merito alla raccolta firme per ottenere la revoca scarichi il modulo da questo link e si dia da fare, lui e tutto il suo entourage:
http://www.nuovosensocivico.it/documentazione.php

Nell'attesa di un suo concreto impegno per la salvaguardia della nostra Regione invitiamo il Presidente Gianni Chiodi a riflettere su questo aforisma:

Si possono ingannare tutti una volta, qualcuno per sempre, mai tutti per sempre!
(John F. Kennedy, reinterpretando un pensiero di Thomas Jefferson)

Alla quale fa contraltare quest'altro :
Niente può resistere alla volontà del popolo quando si sente ingannato.
(Anonimo, abruzzese per scelta, più volte ingannato e molto incazzato!)