lunedì 24 maggio 2010

PASSATO E PRESENTE


Il popolo abruzzese ha già combattuto alcune grandi lotte e, fatto nuovo nel Meridione d’Italia, le ha pure vinte. Per le indubbie analogie con quella contro l’attuale deriva petrolifera, va ricordata la lotta contro la Sangro Chimica - la gigantesca raffineria che si voleva installare alla foce del Sangro – una lotta iniziata nel 1971 e terminata ai primi del 1976, con la vittoria: furono cinque lunghi anni di impegno tenace e di grandi manifestazioni popolari, a dimostrazione che del fatto che gli abruzzesi, pacati e riflessivi nell’intraprendere una strada, sono poi tenaci e determinati nel perseguirla. Quella vittoria cambiò il volto dell’Abruzzo poiché l’aver scacciato la Sangro Chimica creò le condizioni per lo sviluppo nella Val di Sangro di una moderna industrializzazione che fece di questa valle l’epicentro produttivo dell’intera regione. Ma quella vittoria cambiò anche la politica perseguita nel Mezzogiorno fino a quel momento, fondata sull’opinione che alcune grandi industrie di base – le famose “cattedrali nel deserto” – avrebbero potuto avviare lo sviluppo del Sud.
L’Abruzzo ha scelto invece l’industria manifatturiera, la preservazione dell’ambiente con la creazione dei parchi che coprono oltre il 30% del suo territorio, il turismo e un’agricoltura volta a immettere sul mercato prodotti d’eccellenza. Si illude chi pensa che le popolazioni di questa terra possano tornare indietro rispetto a queste scelte ed accettare un destino di regione mineraria petrolifera. Oggi come ieri gli abruzzesi sapranno marciare compatti contro questa prospettiva. E prima se ne renderanno conto le forze politiche abruzzesi e meglio sarà per tutti.

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