giovedì 23 settembre 2010

SENATORI INDAGATI: "CHIEDEVANO LE MAZZETTE"


Nelle richieste dei Pm di Pescara nell'inchiesta sui rifiuti, spuntano anche soldi ai politici. I senatori Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano (vice coordinatore abruzzese) - secondo i Pm - avrebbero chiesto e ottenuto dagli imprenditori Di Zio il versamento di alcune decine di migliaia di euro a favore dei candidati a sindaco, poi eletti il 6 giugno 2009, di Teramo, Maurizio Brucchi, e Pescara, Luigi Albore Mascia, contributi elettorali versati una decina di giorni prima delle elezioni.
Inoltre, la Deco, proprietaria dei locali della sede regionale del Pdl a Pescara non avrebbe fatto pagare per un certo periodo l'affitto. A ciò si aggiunge che Fabrizio Di Stefano avrebbe chiesto e ricevuto da Rodolfo Di Zio «20 mila euro», con due bonifici distinti «accreditati in Napoli il 29 maggio e il 3 giugno 2009, al candidato al parlamento Europeo Crescenzio Rivellini, che ne girava 5 mila con proprio assegno a Di Stefano». Questo assegno risulta incassato da Di Stefano «in Chieti il 4 giugno 2009, su proprio conto corrente».
I Di Zio, secondo la Procura, avrebbero anche promesso al senatore Di Stefano «che in tal modo consolidava la propria posizione di potere e prestigio personale nell'ambito del partito, futuro aiuto economico ed elettorale, da specificarsi volta per volta (come è accaduto per i candidati Albore Mascia e Rivellini), per se e per i candidati a lui legati». Stessa cosa i Di Zio hanno promesso all'assessore alla sanità Lanfranco Venturoni e al senatore Paolo Tancredi, il tutto in un periodo che va dal novembre 2008 al maggio 2009. Secondo l'accusa il senatore Di Stefano avrebbe anche esercitato «opportune pressioni sull'assessore all'ambiente Daniela Stati, ponendo Rodolfo Di Zio in rapporto privilegiato con la Stati, affinchè si dessero le condizioni normative che il senatore Di Stefano sapeva essere attese dai Di Zio, poichè era stato loro promesso l'affidamento senza gara pubblica dell'appalto per la costruzione e gestione dell'inceneritore». La Stati è indagata per favoreggiamento, perchè, sentita dai Pm come persona informata dei fatti e sulle pressioni ricevute, «eludeva le investigazioni in ordine al delitto di corruzione». Ma Di Stefano è finito nel mirino degli investigatori anche per la vicenda dei rifiuti nel Chietino in merito alla discarica di Lanciano. Per i Pm sarebbe responsabile dell'allontanamento dai vertici del Consorzio Comprensoriale di Lanciano di Riccardo La Morgia, peraltro uomo di area di centrodestra. La Morgia aveva avviato nel 2009 una azione per ridurre le tariffe ai comuni e di conseguenza alla popolazione e per realizzare un impianto di biocompostaggio «che avrebbe reso antieconomico» quello dei Di Zio a Casoni (Chieti). Pertanto - sostengono i Pm - «i Di Zio avevano interesse a sostituire La Morgia con persona disposta a fare i loro interessi anzichè quelli della collettività», e inoltre a modificare una legge regionale che imponeva il 40% di raccolta differenziata che avrebbe reso «impossibile la realizzazione del piano delittuoso». In questo caso è coinvolto anche l'assessore Venturoni che avrebbe esercitato sulla Stati «indebite pressioni». Sia Venturoni che Di Stefano e Tancredi avrebbero poi chiesto al senatore marsicano e coordinatore abruzzese del Pdl, Filippo Piccone (non indagato), a sua volta interessato alla costruzione di un inceneritore, di «non intralciare il progetto delittuoso».
DA "LEGGO" DEL 23 SETTEMBRE 2010 http://www.leggo.it/articolo.php?id=80946

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