sabato 28 gennaio 2012

VILLA PASQUINI, LA PAROLA ALLA SCIENZA: IL PROF. VALERIO SMENTISCE LE MANIPOLAZIONI SCORRETTE DELLA PROPRIETA' E DEL COMUNE DI LANCIANO


   Nella loro "offensiva mediatica" dei giorni scorsi in difesa della realizzazione dell'impianto a biogas di Villa Pasquini,i rappresentanti della proprietà "ATA Energia srl" avevano utilizzato in maniera incompleta e scorretta alcune affermazioni del Prof. Federico Valerio, illustre esperto della materia, per sostenere il loro progetto.

EBBENE QUESTA SUBDOLA MANOVRA E'STATA SMASCHERATA!

E' lo stesso Prof. Valerio, da noi interpellato al riguardo, che ci invia la dichiarazione che segue per chiarire in maniera definitiva la questione.

   Adesso vediamo se l'Amministrazione Comunale continuerà a credere all'oste che dice "il vino che vendo è buonissimo!" oppure al medico che lo ha analizzato e dice "quel vino è avvelenato!".


   DICHIARAZIONE DEL PROF. FEDERICO VALERIO :
    
 
"Lette le dichiarazioni di ATA Energy vi invio questo mio commento che vi autorizzo a divulgare.

  Sono venuto a conoscenza che ATA Energia, senza nessuna richiesta di autorizzazione, ha utilizzato mie affermazioni sugli impatti ambientali delle centrali a biomasse con trattamenti anaerobici a sostegno della compatibilità ambientale del loro impianto.
Il testo di seguito riportato è certamente stato scritto da me, ma in un ben preciso contesto, diverso da quello oggetto di dibattito a Lanciano.

"Federico Valerio, dell’Istituto Nazionale Ricerca Cancro, di Genova, dichiara che la combustione di un combustibile gassoso come il metano, a parità di energia elettrica e calore prodotto, produce meno inquinanti primari e secondari, rispetto alle biomasse solide. Questo combustibile è esente da ceneri, non necessita di trasporto e quindi riduce inquinamento e possibili incidenti stradali. Non solo. Valerio aggiunge che il metano da fermentazione anaerobica di biomasse di scarto, comprese quelle si vogliono termovalorizzare nelle centrali a biomasse, potrebbe permettere un’efficace contenimento delle emissioni di gas serra, con un’impatto ambientale nettamente inferiore a quello indotto dall’uso come combustibile di gran parte delle biomasse solide che si vogliono bruciare nelle centrali termoelettriche. Un impianto di questo tipo – afferma ancora Valente [errato per Valerio]– finalizzato alla produzione di metano e alla conversione energetica di questo gas sia per gli autoconsumi dell’impianto, che per usi esterni, potrebbe rendere energicamente autosufficienti le aziende agricole che operano nell’area. "

Ravviso un uso strumentale e scorretto di una mia relazione, il cui oggetto era il confronto degli impatti ambientali della combustione diretta di biomasse con gli impatti ambientali di centrali alimentate a biogas e biometano prodotto da fermentazione anaerobica.
Scorretto è anche l'uso della mia frase all'interno del comunicato che appare come una mia dichiarazione sulla specifica vicenda dell'impianto di Lanciano.
Ritengo opportuno precisare che le mie affermazioni, riportate nell'articolo, si riferiscono principalmente al biometano e non al biogas. I fattori di emissioni di sostante inquinanti prodotte dalla combustione di biogas sono superiori a quelle del biometano, il quale si ottiene per ulteriore purificazione del biogas. Il biometano ha caratteristiche confrontabili con quelle del gas naturale (metano) immesso nella rete di distribuzione del gas, comprese le emissioni prodotte dalla sua combustione.
Ritengo assolutamente scorretto affermare, come è stato fatto nell'articolo che:

"Non ci sono emissioni nocive per la salute, essendo il frutto di processi biologici di degradazione di sostanza organica vegetale"

La realtà è diversa: nel biogas ci sono sostanze nocive (idrogeno solforato e altri composti tossici ed odorigeni) che sono  tolte dal biogas con specifici trattamenti chimico-fisici, prima della combustione . E, ovviamente, bruciare biogas ancorchè parzialmente depurato, produce inquinamento dell'aria, anche se a concentrazioni inferiori di quanto si sarebbe prodotto bruciando direttamente la stessa biomassa, oppurtamente essiccata.

Più in generale l'accettabilità di una centrale alimentata a biogas si dovrebbe valutare in base a precisi bilanci tra inquinamento prodotto e inquinamento evitato. Nel caso specifico, l'ipotesi di utilizzare il calore residuo alla produzione di elettricità per essiccare il foraggio ha degli indubbi vantaggi ambientali se il calore da biogas sostituisce calore da gasolio.
Tuttavia se il dimensionamento della centrale è funzionale a trarre profitti dalla immissione di elettricità in rete e dai contributi pubblici dei certificati verdi, piuttosto che alla copertura dei consumi energetici delle aziende agricole locali, si potrebbe porre il problema della creazione di una nuova fonte inquinante destinata a peggiorare la qualità dell'aria di un determinato territorio, senza che gli abitanti di quel territorio ne traggano beneficio.
Questo tipo di problema può essere azzerato se, coperte le necessità di energia elettrica e calore (frigiorie) delle aziende o di edifici posti nelle vicinanze, il biogas, depurato a biometano, fosse immesso nella rete. In questo caso l'inquinamento immesso nell'aria del terittorio che usa il biometano sarebbe identico all'attuale e ulteriormente riducibile con l'attivazione di forme di efficenza energetica applicati agli impianti termici e agli edifici. Un ulteriore miglioramento della qualità dell'aria sarebbe possibile qualora si realizzassero rete di teleriscaldamento alimentate a biometano, con lo spegnimento di calderine famigliari e condominiali, meno efficenti.

                                                      Prof. Federico Valerio
                                                      S.S. Chimica Ambientale
                                          Istituto Nazionale Ricerca Cancro - Genova                  


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