Dopo che il TAR di Pescara ha accolto il ricorso della
Forest in merito alla richiesta di sospensione del rigetto del suo progetto di estrazione e raffinamento
a Bomba, la parola torna per la terza volta al Comitato V.I.A. dell’Aquila.
Non è una vittoria conclusiva della compagnia petrolifera in quanto il Comitato V.I.A., pur bocciando seccamente il progetto, lo aveva fatto con una motivazione redatta sciattamente e piuttosto carente offrendo così il destro alla Forest per avanzare il riscorso per motivi più di forma che di sostanza.
Anzi i giochi sono completamente aperti avendo dalla nostra parte tutte
le ottime ragioni tecniche e scientifiche per scongiurare la realizzazione di
questo progetto inaccettabile da ogni punto di vista e siamo pronti a ripartire
informando e mobilitando ancora più persone per arrivare ad una chiara,
corretta e definitiva soluzione favorevole all’intero Abruzzo ed a tutti coloro
che ci vivono.
Siamo abituati a portare avanti le nostre buone idee con
preparazione, meticolosità e correttezza senza dover ricorrere ad astuzie o scorciatoie: il comitato V.I.A. deve valutare il progetto
Forest dal punto di vista eminentemente tecnico e noi dimostreremo ancora una
volta con carte e documenti dettagliati che proprio tecnicamente le cose non
vanno nella giusta direzione.
Per completezza di informazione ci preme riepilogare e
chiarire tutte le tappe precedenti che hanno portato alla situazione attuale:
·Il
10 aprile scorso il Comitato V.I.A del’Aquila boccia il progetto Forest con
determinate motivazioni inserite nel verbale finale;
·La
Forest contesta questa decisione e si muove in due direzioni: facendo un ricorso
al TAR avverso al rigetto e chiedendo allo
stesso Comitato V.I.A. un riesame dell’argomento con la presentazione di
ulteriori documenti;
·Nel
frattempo sempre la Forest si sente in dovere di avanzare la richiesta alla
regione Abruzzo di un risarcimento di oltre 140 milioni di euro in caso di
bocciatura definitiva del progetto;
·Il
3 luglio scorso il Comitato V.I.A. si riunisce di nuovo sull’argomento, ma
sceglie di non riaprire il dibattimento confermando di fatto la prima decisione
negativa con le medesime motivazioni. Da sottolineare che da parte nostra
avremmo voluto invece una riapertura della discussione in quanto avevamo
portato tutta una serie di documenti inoppugnabili relativi alla storica
franosità e fragilità del territorio nel quale andrebbe ad inserirsi l’impianto
che avrebbero consentito un decisivo rafforzamento delle motivazioni avverse al
progetto. Documenti, tra l’altro, fatti propri e sottoscritti dai 22 Sindaci
della vallata, con il Primo cittadino di Bomba in testa, nei quali si ricorda tra l'altro che quell'area è terra di frane e l'abbassamento del terreno in seguito alle estrazioni potrebbe scatenarne di distruttive mettendo a rischio la stabilità della diga;
·Questo
non è stato possibile in quell'occasione, ma siamo tranquilli perché riporteremo di nuovo molti documenti
e molte persone fermamente determinate e consapevoli a L’Aquila e così non ci saranno più alibi per nessuno
e finalmente si capirà chi ama davvero la nostra regione ed i suoi cittadini e vuole proteggerla da
insensate incursioni deleterie per tutti e da catastrofi annunciate, peraltro foriere di immani responsabilità e chi invece si piegherà per oscure ragioni agli interessi di pochi incompatibili con gli
interessi di tutti.
Noi saremo lì per farci valere e per smascherare tutti quelli che anche nel gioco dell'oca si comporteranno da struzzi.
Ponte
Nelle Alpi: un esempio di estrema civiltà, di quelli che ti fanno prendere
coscienza che, realmente, esiste la possibilità di realizzare progetti in grado
di incidere in maniera pregnante sulla qualità della vita, ridando senso a quel
bisogno di rispetto della dignità umana sempre più calpestata da una politica
gestita da faccendieri indaffarati a rimestare la melma dei liquami e degli
scarti che accuratamente tentano di far lievitare. Poiché, a ben vedere,
possiamo affermare, senza timore di essere facilmente smentiti, che il
tentativo del politico disonesto rimane quello di favorire i propri miseri
affari personali attraverso l’uso del pubblico potere e del pubblico denaro.
Se
abbiamo ben capito ed interiorizzato che l’inceneritore è meccanismo di
produzione di malattia e di morte, l’unica spiegazione plausibile a questa
corsa ad accaparrarsene gli incentivi per la costruzione, rimane la disonestà
di fondo e l’immoralità dilagante che spinge il politicante di turno a
sfregarsi le mani ogni volta che annusa una maleodorante ammucchiata di
rifiuti.
Non
agisce allo stesso modo l’amministratore onesto il quale, complice anche una
buona dose di intelligente scaltrezza, sa come intervenire di volta in volta
non accontentandosi solamente di agire bene, ma impegnandosi ad operare nel
migliore dei modi possibili per il bene della collettività.
Se
il “rifiuto” che quotidianamente viene “gettato” nei cassonetti diviene, per
volontà ed impegno di ottimi ed onesti gestori della cosa pubblica, “materiale”
da re-immettere nel ciclo produttivo, ci guadagna l’ambiente, ci guadagna la
comunità che ci lavora intorno, ci guadagna la salute del cittadino e ci
guadagna in credibilità la stessa politica.
Allora
si capisce perfettamente come mai una piccola realtà come quella di Ponte nelle
Alpi abbia ottenuto per la terza volta consecutiva il riconoscimento di comune
più “riciclone”!
Una
questione di scelta politica…
Meno rifiuti, più posti di
lavoro, la formula vincente del Comune più riciclone d’Italia
Gabriele
Pieroni
«Non
volevamo fare qualcosa di buono, ma la migliore cosa possibile per la nostra
comunità». È con questo spirito a metà strada tra l’ostinazione e l’utopia che
Ezio Orzes, assessore all’Ambiente del Comune di Ponte nelle Alpi spiega come
il suo paese è riuscito a dotarsi del sistema di gestione dei rifiuti più
efficiente della Penisola. Lo conferma il dossier di Legambiente diffuso in
questi giorni. Con una mappa con la classifica regione per regione.
«Non
volevamo fare qualcosa di buono, ma la migliore cosa possibile per la nostra
comunità». È con questo spirito a metà strada tra l’ostinazione e l’utopia che
Ezio Orzes, assessore all’Ambiente del Comune di Ponte nelle Alpi spiega come
il suo paese è riuscito a dotarsi del sistema di gestione dei rifiuti più
efficiente della Penisola. Lo conferma il dossier di Legambiente diffuso in
questi giorni, i Comuni più “Ricicloni” d’Italia, che per la
terza volta in tre anni ha assegnato a Ponte nelle Alpi il più alto «indice di
buona gestione» dei rifiuti, attribuendo al comune la più alta percentuale
assoluta di raccolta differenziata: l’87,7% del totale. E ha riconosciuto la
profonda rivoluzione culturale di un paese che non accetta più la definizione
di «rifiuto», ma solo quella di «materiale che attraverso il riciclo può essere
impiegato nuovamente nella produzione industriale», come sostiene Orzes.
Ponte nelle
Alpi è una cittadina di 8.500 anime in provincia di Belluno. Non è un vero e proprio centro
urbano, ma l’insieme di 23 frazioni sparse su di un territorio di 58 chilometri
quadrati, «ognuna con un proprio mondo da raccontare e i propri tempietti in
cui pregare», come amano dire i pontalpini di loro stessi. Eppure, nel 2004,
tutti si unirono per opporsi alla creazione di una grossa discarica che avrebbe
smaltito la spazzatura proveniente da ogni parte della provincia. Non fu solo
il nemico comune a farli accordare. La lista civica "Insieme per
Ponte", che venne creata per fermare la discarica, quell’anno vinse le
elezioni e divenne un laboratorio per ripensare lo smaltimento e la produzione
dei rifiuti. Ezio Orzes, che allora era il postino del paese, faceva parte di
quella lista, così come l’attuale sindaco, Roger De Menech.
«Dall’opposizione
siamo passati all’azione», racconta a Linkiesta il primo cittadino di
Ponte nelle Alpi, «abbiamo
cercato di capire come i rifiuti venivano generati, quali soluzioni potevamo adottare
per ridurre la loro quantità e, in mancanza di alternative, rendere innocuo il
loro impatto sull’ambiente». Mentre studiavano la materia, a Ponte nelle Alpi
si accorsero che non solo potevano fare a meno di una nuova discarica, ma che
non ne avevano bisogno di nessuna. Come? «Abbiamo capito che se fossimo
riusciti a trasformare il rifiuto, tutti i rifiuti, in una risorsa, avremmo
potuto migliorare la qualità della vita senza aumentare di un solo euro la
tassa per il loro smaltimento», continua De Menech. «Anzi, ci siamo accorti che
potevamo risparmiare».
È possibile
aumentare la qualità di un servizio senza pesare sui costi? «Possibile, possibile», conferma
Stefano Triches, direttore della Ponte Servizi srl, l’azienda 100% comunale
creata nel 2007 per gestire la raccolta differenziata. «Attraverso uno studio
di fattibilità ci siamo resi conto che smaltire i rifiuti in discarica costava
circa 192 euro a tonnellata per un totale di oltre 450mila euro l’anno. E che
al contrario, differenziando, avremmo ridotto quei costi di dieci volte». «Non
è stato facile», confessa Triches, «ma oggi per conferire in discarica i
rifiuti non riciclabili spendiamo meno di 40mila euro all’anno, abbiamo
letteralmente abbattuto i costi di smaltimento». Con i soldi risparmiati,
l’amministrazione di Ponte ha deciso di raddoppiare il personale addetto alla
differenziata. Oggi sono 11 le persone assunte dal Comune a tempo pieno: «Ma
anche così continuiamo a risparmiare», conferma Triches. «Dai 950 mila euro di
un tempo, oggi l’intera gestione ci costa a 810 mila euro, il 14% in meno».
Meno costi,
più posti: è questa la rivoluzionaria spendig review adottata dalla
nuova giunta. Perché è
vero che produrre meno rifiuti è economicamente vantaggioso, ma per farlo
bisogna controllare sacchetto per sacchetto la purezza del materiale
differenziato. A partire dal 2007 così, a Ponte viene istituito un servizio di
raccolta porta a porta, dove gli operatori ecologici diventano specialisti
della differenziata: aiutano le persone a smistare i materiali, segnalano le
anomalie, registrano la quantità di prodotto non riciclabile raccolto. Il
Comune ha dotato ogni famiglia e ogni attività commerciale di quattro bidoncini
colorati: blu per plastica, vetro e lattine, verde per il secco non riciclabile,
marrone per l’umido e giallo per la carta. Dal 2011 c’è anche la possibilità di
ricevere una tanica per la raccolta dell’olio vegetale, che una volta trattato
può diventare lubrificante per macchine agricole, biodiesel e glicerina per la
saponificazione. Anche l'umido ha trovato il suo posto. Una famiglia su due ha
deciso di dotarsi di una compostiera da giardino: l'organico diventa concime
per l'orto e il comune opera un taglio del 20% sulla Tarsu.
«Il
principio che abbiamo adottato è semplice: ogni nucleo familiare paga una
tariffa che è
composta di due parti», spiega Triches. «Una quota fissa copre le spese di
gestione e una quota variabile viene applicata per il prodotto conferito in
discarica». In poche parole, meno rifiuti non riciclabili produci, meno spendi.
Un concetto che a Ponte hanno recepito con una velocità impressionante. Dopo i
primi cinque mesi di sperimentazione, la raccolta differenziata toccava quota
80% e i cittadini passavano da 385 kg di rifiuti indifferenziati pro capite, ai
meno di 30 kg di oggi.
Quello che
non si riesce a recuperare attraverso la differenziata (che viene chiamato frazione
secca), viene indirizzato al Centro Riciclo di Verdelago, che si occupa di
compiere uno sforzo ulteriore: ottenere materiale riutilizzabile da ciò che
spesso viene considerato irrecuperabile. «Rifiuto la parola “rifiuto”», attacca
la titolare del Centro Riciclo, Carla Poli, «io con quello che gli altri
scartano ci faccio un business». È per questo che non sopporta la definizione
di «indifferenziato», perché le fa subito pensare alla discarica: «Il vero
problema è culturale: pochi sanno che esiste un fiorente mercato delle materie
prime seconde, come si chiamano i prodotti ottenuti dal riciclo. I rifiuti non
esistono, c’è solo la volontà o meno di recuperarli».
«A Ponte
nelle Alpi hanno capito una cosa fondamentale», continua la Poli. «Che solo
coinvolgendo le persone in un processo di cambiamento si possono ottenere
risultati eccezionali. Il problema dei rifiuti è politico: la raccolta è
gestita dal comune e solo il comune ha il potere di migliorarne la qualità». E
precisa: «Ogni volta che acquistiamo un prodotto, nel prezzo è compreso il
costo dell’imballaggio. Il Conai, il Consorzio nazionale degli imballaggi, è
tenuto a riscuotere questo prezzo e a tenerlo in cassaforte per rigirarlo ai
comuni sotto forma di contributi nel momento in cui, con la raccolta
differenziata, viene restituito all’industria del riciclo. Se ci ostiniamo per
pigrizia o interesse a gettare tutto in discarica, siamo dei fessi», spiega.
«Paghiamo due volte il prezzo dell’imballaggio. Una volta per acquistarlo e
un’altra per tenerlo nascosto negli immondezzai».
Anche per
l’assessore Orzes, il primo problema da affrontare è stato quello del
cambiamento culturale, a partire
dalla stessa amministrazione. «Dopo che sono diventato assessore ho capito che
i cittadini sono più avanti della politica», confessa. «Se come amministratore
sei in grado di coinvolgerli e far capire l’importanza di ciò che stai facendo,
la vera rivoluzione si opera dal basso». «Ora a Ponte sono orgogliosi di quello
che fanno, anche se costa fatica», conclude. «E io sono ancor più orgoglioso:
perché la raccolta differenziata è diventata parte del nostro Dna. Non importa
quale amministratore verrà dopo di noi, quale sarà la sua casacca. Ciò che
abbiamo costruito non ha colore e sopravvivrà ben oltre il nostro operato».
Frana della strada che costeggia il Lago di Bomba.
In occasione della seduta del T.A.R. di
Pescara del prossimo 26 luglio nella
quale si discuterà del ricorso presentato dalla Forest Oil CMI s.p.a. in merito
al progetto di estrazione e raffinamento di gas a Bomba, i 21 Sindaci della
vallata interessata hanno sottoscritto e presentato un documento nel quale
riassumono dettagliatamente tutte le motivazioni che li hanno spinti a
dichiararsi nettamente contrari ad un progetto del genere, considerato del
tutto fuorviante, rischioso e inaccettabile rispetto alle naturali vocazioni
della zona ed agli impegni programmatici presi per essa.
I
firmatari sono i Sindaci di Bomba,
Colledimezzo, Monteferrante, Pennadomo, Altino, Quadri, Roccascalegna,
Gessopalena, Montebello sul Sangro, Fallo, Civitaluparella, Roio del Sangro, Montazzoli, Tornareccio, Borrello,
Colledimezzo, Atessa, Perano, Archi, Montelapiano e Montenerodomo (con l’unica
eccezione di Villa Santa Maria, attualmente commissariata e quindi
impossibilitata a sottoscrivere). A questi Sindaci si aggiungono nella piena
solidarietà e condivisione delle preoccupazioni i Sindaci dell’area frentana
quali Lanciano, Fossacesia, S.Maria Imbaro, Mozzagrogna, Frisa, ecc. ai quali
non è stato chiesto di firmare solo per rispetto del nucleo storico dei 22
Comuni che fin dall’inizio si sono battuti contro questo progetto.
Nel
documento i Sindaci rilevano innanzitutto che la
stessa ipotesi progettuale fu già abbandonata dall’AGIP s.p.a. nel 1992 “per
evidenti motivi di sicurezza” a causa del riscontro di vaste aree
franose ed importanti dislocazioni tettoniche in concomitanza con la presenza
di un invaso artificiale.
Il
progetto, ripreso dalla società petrolifera statunitense Forest Oil CMI s.p.a.
nel 1996, ha
già subito una doppia bocciatura da parte del Comitato VIA (Valutazione Impatto Ambientale) riunito a L’Aquila nelle sedute del 10
aprile e del 10 luglio scorsi.
Frana Colledimezzo Paese
Riassumiamo
le principali criticità del progetto evidenziate dai Sindaci:
CRITICITA’
RISPETTO AI VINCOLI DI TUTELA AMBIENTALE E PAESAGGISTICA in quanto l’impianto è inserito nel contesto di
un’area ad elevato pregio ambientale e paesaggistico che verrebbe alterata
in maniera permanente precludendo di fatto il godimento e la fruizione
pieni delle aree naturalistiche meta continua di flussi di visitatori e
turisti;
CRITICITA’ CON
L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DELL’AREA
che suscita forti perplessità circa la localizzazione dell’impianto su un
sito già storicamente interessato da scenari ad alto rischio derivanti
dalla presenza di un invaso artificiale in un’area geomorfologicamente
attiva. Vengono ricordate le
grandi frane del 1819 e del 1929 che trascinarono mezzo paese di Bomba
a valle, quella del 1973 che travolse Colledimezzo, quelle tra il 1974 ed
il 1975 da Buonanotte (oggi Montebello sul Sangro) a Pennadomo e l’ultima,
sempre a Bomba,
nel 1992. Esiste poi un clamoroso monumento che riassume tutta questa
storia ed è il viadotto spezzato in
due che dista solo poche centinaia di metri dall’area Forest. Nel 1973
i contadini della zona sconsigliarono vivamente gli ingegneri incaricati a
poggiare i piloni della superstrada sull’area detta Lago Maurino perché
piena di torrenti sotterranei. I tecnici risposero che sulla base delle
analisi fatte il terreno di posa risultava sicuro, ma quando l’opera fu
terminata una frana sotterranea spezzò uno dei piloni centrali del
viadotto che successivamente fu fatto crollare. Come si può escludere
che la storia si ripeta e che la inevitabile subsidenza a seguito delle
estrazioni possa scatenare nuove frane distruttive?
Viadotto crollato superstrada Bomba
CRITICITA’ CON LA PROGRAMMAZIONE E GLI
OBIETTIVI DI PIANIFICAZIONE STRATEGICA DI AREA VASTA E DI LIVELLO COMUNALE in quanto sia a livello provinciale che locale
si lavora da anni per la salvaguardia del lago e degli ambienti
circostanti attraverso azioni ed iniziative che affermino l’identità dei
luoghi e la valorizzazione delle produzioni agricole originarie. Le Amministrazioni
locali hanno orientato da tempo le proprie strategie di sviluppo economico
e sociale verso il settore turistico-ambientale, destinando importanti
finanziamenti per interventi di supporto al turismo montano, costiero e
lacustre, che è traino fondamentale per la vita economica dell’intero
comprensorio.
CRITICITA’ CON LA
PROGRAMMAZIONE ECONOMICA REGIONALE, L’UTILIZZO DI FONDI
STRUTTURALI, LO SVILUPPO DELLE POTENZIALITA’ AMBIENTALI, TURISTICHE E
PAESAGGISTICHE DEL BACINO DEL MEDIO SANGRO in quanto è indubbio che la realizzazione di un
tale impianto pregiudicherebbe le possibilità di sviluppo e valorizzazione
delle intrinseche potenzialità di un’area a forte vocazione
turistico-ambientale. L’assenza totale di una “connessione” di tale
insediamento con il contesto ambientale nel quale irrompe comprometterebbe
non solo quanto già determinato in relazione alla pianificazione
territoriale ed urbanistica, ma anche la validità degli strumenti di
tutela ambientale in ordine ai quali sono state relazionate la programmazione
economica e le politiche di sviluppo di livello nazionale e regionale.
I
Sindaci infine rilevano come l’azione di contrasto nei confronti del progetto
Forest sia stata fin dall’inizio unanime e diffusa, coinvolgendo le intere popolazioni locali e
attivando associazioni e gruppi di ogni tipo, chiesa cattolica, sindacati,
rappresentanti vari del settore economico e della società civile, attraverso
incontri e mobilitazioni sempre molto partecipati.
Si
ricorda altresì la riunione convocata dal Presidente della Provincia di
Chieti Enrico Di Giuseppantonio il 9 novembre 2011 nella quale fu
sottoscritto dalla Provincia di Chieti e dai Sindaci di Bomba, Atessa,
Borrello, Casoli, Colledimezzo, Fossacesia, Gessopalena, Lanciano, Montebello
sul Sangro, Monteferrante, Montelapiano, Montenerodomo, Pennadomo, Perano,
Pietraferrazzana, Pizzoferrato, Roccascalegan, Tornareccio e Torricella Peligna
un documento congiunto contrario alla realizzazione Forest per la natura del
territorio e la sua vocazione naturalistica ed economica:1)considerato il forte
rischio idrogeologico, 2)vista la qualità del gas presente, 3)valutata la
tecnologia proposta e 4)analizzati gli scarsi effetti economici che
porterebbero alla popolazione.
Sulla
base di tutto quanto dettagliatamente messo in evidenza i Sindaci, e noi con
loro, si augurano che il T.A.R. metta una volta per tutte la parola “fine” su
una storia che mai avrebbe dovuto avere inizio e che è l'unica a meritare di "franare".
A TUTTI I MALFATTORI ED AI LORO COMPARI CHE VOGLIONO SACCHEGGIARE E DISTRUGGERE LA NOSTRA BELLA REGIONE: ATTENTI CHE IL VENTO SOFFIA ANCORA!
E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi
la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
uccelli che volano a stento malati di morte
il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte
un'isola intera ha trovato nel mare una tomba
il falso progresso ha voluto provare una bomba
poi pioggia che toglie la sete alla terra che è viva
invece le porta la morte perché è radioattiva
Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie
Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale
ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale
ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario
e presto la chiave nascosta di nuovi segreti
così copriranno di fango persino i pianeti
vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli
i crimini contro la vita li chiamano errori
Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie
eppure sfiora le campagne
accarezza sui fianchi le montagne
e scompiglia le donne fra i capelli
corre a gara in volo con gli uccelli
Abbiamo trattato
più volte l’argomento perché il nostro
principale obiettivo è la DIFESA DELLA
SALUTE di tutte le persone e quindi necessariamente dell’habitat
nel quale vivono. Alla fine di questo post rimandiamo a tutti gli interventi
precedenti in materia, comprese le nostre “Osservazioni al Piano del Traffico”
che il Comune di Lanciano sta facendo redigere e del quale per la verità da un po’
di tempo a questa parte si sono perse le tracce.
Le recenti
conclusioni dell’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) sui motori a
gasolio rappresentano un’ultimo, autorevolissimo spunto per riprendere la
riflessione sul traffico veicolare soprattutto urbano e sulla necessità ormai improrogabile di giungere
in tempi rapidi ad una sua drastica riduzione. Il Centro Internazionale di
Ricerca sul cancro dell’O.M.S. ha stabilito con certezza che i gas di scappamento dei motori diesel
contribuiscono allo sviluppo del cancro del polmone e, con ogni probabilità,
di quello alla vescica, attraverso le emissioni soprattutto del particolato
fine (le polveri sottili) e del monossido di azoto. Naturalmente anche sui
mezzi a benzina il discorso è molto simile ed ampiamente documentato.
Negli anni si è
quindi passati dal precedente stadio di “probabile cancerogeno” a quello di “sicuro
cancerogeno”. Ecco il problema principale che tra gli altri si è evidenziato
in maniera clamorosa con l’amianto: quando si raggiunge la certezza scientifica
dei danni irreversibili di una sostanza (dopo 20, 30 anni di studi) la
devastazione è già completa e ci sono pochissime possibilità di porvi rimedio.
I morti sono già stati sepolti e i responsabili se ne sono già andati lontano
con le tasche piene e la coscienza sporca.
E’ lo stesso
discorso che ripetiamo incessantemente per altri tipi di interventi (raffinerie
di petrolio e gas, impianti estrattivi, centrali a biomasse, turbogas,
rigassificatori, inceneritori, discariche, ecc. ecc.): PREVENIRE E’ LA
FORMA PIU’ EFFICACE
DI AUTOTUTELA QUANDO C’E’ IL RAGIONEVOLE DUBBIO DELLA NOCIVITA’ DI DETERMINATE
SCELTE.E’ il ben noto “principio di precauzione”, sancito dalla
Comunità Europea e recepito dallo Sato Italiano che deve rappresentare un diritto
irrinunciabile di ogni Comunità in difesa del proprio benessere ed al quale ogni
amministratore pubblico è in dovere di ricorrere proprio in difesa di tutti i
cittadini che rappresenta.
Le città grandi e
piccole sono state trasformate nei decenni in gigantesche autorimesse a misura
di macchina e non di uomo. Non si può più andare avanti così sommando gli
effetti inquinanti uno sull’altro. Ma nel caso del trasporto privato, oltre
alle richieste da fare ai Sindaci ed agli amministratori pubblici per rendere
più sani e vivibili i nostri centri abitati, c’è la possibilità per ognuno
di noi, in qualità di automobilista, di scegliere una graduale riduzione dell’uso
spesso eccessivo ed inutile del mezzo privato a vantaggio di altre scelte di
mobilità meno nocive ed impattanti. Ricordiamo che sempre l’O.M.S. ha stabilito scientificamente la
correlazione tra abbassamento dei livelli di polveri sottili nell’aria e l’aumento
della speranza di vita delle persone.
Cos’altro
possiamo aggiungere?
Possiamo
aggiungere che le scelte individuali virtuose, sempre possibili senza alibi,
possono e devono essere incentivate dai comportamenti altrettanto virtuosi
degli Amministratori pubblici. A Lanciano abbiamo la fortuna che sia il Sindaco
Mario Pupillo che l’Assessore all’Ambiente Evandro Tascione sono due rispettabili
e competenti medici che sanno quindi attribuire alla salute quel primario
valore che le spetta. Siamo pertanto sicuri che sia attraverso il “Piano
del traffico” che attraverso tutte le altre scelte che riguardano la
salvaguardia del benessere dei propri concittadini sapranno attingere a tutti i
risultati ed alle innumerevoli proposte avanzate al riguardo, di cui anche noi di
Nuovo Senso Civico ci siamo fatti portatori,
Sono aspettative
che non possono andare deluse perché in gioco c’è la VITA.
DICEVAMO CHE IN ITALIA E' ASSAI DIFFICILE ARRIVARE ALLA PAROLA "FINE" DEFINITIVA, MA OGGI TORNIAMO DA L'AQUILA PIU' SERENI DOPO UNA CALDISSIMA GIORNATA DI PACIFICA PROTESTA SOTTO LA SEDE DELLA REGIONE ABRUZZO.
NON C'E' ANCORA L'UFFICIALITA' MA SEMBREREBBE CHE IL COMITATO V.I.A. ABBIA RICONFERMATO IL PRIMO PARERE NEGATIVO AL PROGETTO DELLA FOREST A BOMBA RIGETTANDO LA RICHIESTA DI RIESAME AVANZATA DALLA STESSA COMPAGNIA.
NEI PROSSIMI GIORNI NE SAPREMO DI PIU' MA IL VENTO SEMBRA ADESSO GIRARE NELLA GIUSTA E NATURALE DIREZIONE, SEMPRE IN ATTESA DEL PROSSIMO PRONUNCIAMENTO DEL T.A.R. CHE SPERIAMO ABBASSI DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SU UNA BRUTTA VICENDA CHE NON AVREBBE MAI DOVUTO AVERE INIZIO.
PER IL MOMENTO RINGRAZIAMO NOI STESSI E TUTTI QUELLI CHE HANNO PARTECIPATO E CREDUTO IN QUESTA BATTAGLIA SPERANDO AL PIU' PRESTO DI FESTEGGIARE TUTTI INSIEME E DI AVER CREATO UN PRECEDENTE PER IL QUALE I MALINTENZIONATI VERSO LA NOSTRA SPLENDIDA REGIONE PRENDANO IL LARGO UNA VOLTA PER TUTTE, SIA IN TERRA CHE IN MARE.
"Eppure il vento soffia ancora..." (Pierangelo Bertoli)
MARTEDI' 10 LUGLIO TORNA A RIUNIRSI A L'AQUILA IL COMITATO V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale) PER DISCUTERE DEL PROGETTO FOREST DI ESTRAZIONE E RAFFINAMENTO DI GAS A BOMBA: E' LA GIORNATA DECISIVA, NON POSSIAMO MANCARE PROPRIO ADESSO!
Partenza da p.zza Matteotti in
Bomba alle ore 7,00 Alle ore 7,30 fermata alla rotonda del Thema Polycenter vicino al casello A14 di Lanciano
Per prenotazioni e per info su
altre fermate chiamare
3482990783 –
3482990784
Posto pullman Euro 15,00
fino a 25
anni
VIAGGIO GRATIS
Martedì scorso, dopo una giornata di proteste ininterrotte, l'argomento è stato "misteriosamente" rinviato per mancanza del numero legale.
VOGLIONO PRENDERCI PER SFINIMENTO MA NOI NON GLIELA DAREMO VINTA: MARTEDI' 10 DOBBIAMO ESSERE IN TANTI, LASCIANDOCI ALLE SPALLE STANCHEZZA, SCORAGGIAMENTO O INDIFFERENZA. NE VA DEL FUTURO DI TUTTI NOI!
Come potete leggere sotto si tratta di un progetto che, se realizzato, stravolgerebbe l'intero panorama abruzzese con tutte le sue documentate conseguenze negative sotto ogni punto di vista e che si inserisce in un territorio fragile, storicamente franoso e sismico, con la diga a due passi (vedi le foto molto esplicative del ponte di Bomba qui sotto all'interno del post).
La Provincia di Chieti e 21 Comuni della Valle insieme alle popolazioni locali hanno già detto NO: insomma, Dott. Mazzenga & Company, avete capito che qui non vi vuole nessuno?
INVITIAMO ACCORATAMENTE TUTTI A DIFFONDERE LA VOCE ED A PARTECIPARE CON OGNI MEZZO: E' UN PICCOLO SACRIFICIO CHE POTRA' DARE ENORMI RISULTATI.
Qui di seguito pubblichiamo il testo della lettera che Nuovo Senso Civico ha inviato alla stampa ed agli esponenti politici ed amministrativi in merito alla nuova convocazione del Comitato V.I.A.:
MARTEDI'
10 LUGLIO SI TORNA TUTTI A L'AQUILA.
IL
COMITATO V.I.A. SI RIUNISCE NUOVAMENTE PER DECIDERE IL PROGETTO FOREST SUL LAGO
DI BOMBA.
Quando siamo stati ammessi ad
esprimere davanti al Comitato regionale per la V.I.A. le ragioni del no
all’impianto per l’estrazione e la raffinazione del gas a valle della diga di
Bomba, oltre gli effetti di inquinamento, abbiamo sottolineato con forza gli
effetti della subsidenza, ma lo abbiamo fatto ponendo tale inevitabile
conseguenza dell’estrazione in relazione alla fragilità del suolo in tutta la
zona circostante il lago di Bomba. Insomma abbiamo messo in luce che tutta la zona è da sempre investita da
frane e perciò l’abbassamento del suolo in seguito all’estrazione del gas può
innescare fenomeni catastrofici, mettendo anche a repentaglio la stabilità del
diga. E tuttavia, nella sintesi redatta dal Comitato di quanto era stato detto
in sede di V.I.A., si è omesso di parlare di frane.
Agli immemori vogliamo ricordare quanto i
cittadini di quel territorio sanno fin troppo bene. Per non andare troppo
indietro nel tempo, cominciamo con la frana del 1819, che travolse metà del
paese di Bomba.
Ci fu poi quella del 1929 ed
ancora una volta mezzo paese fu trascinato a valle: fu allora che costruirono i
tre ordini di arconi che continuano a sostenere l’abitato.
Nel 1973 una frana travolse il
comune di Colledimezzo e costrinse l’Impresa INCISA, che stava realizzando il
tratto di strada di Fondovalle Sangro, a rifare il progetto scavando una lunga
galleria da Bomba a Colledimezzo.
In quell’anno era stato
terminato un imponente viadotto sulla superstrada e che aveva le fondamenta in
un’area detta Lago Maurino. In questa occasione i contadini della zona avevano
detto ai costruttori che era una follia poggiare sul quel terreno, pieno di
torrenti sotterranei, gli imponenti piloni del viadotto, ma gli ingegneri
avevano risposto che sulla base delle analisi fatte il terreno di posa risultava sicuro. Appena
l’opera fu terminata, una frana sotterranea spezzò uno dei piloni centrali del
viadotto che, successivamente fu fatto crollare. Sul posto restano le macerie
di un viadotto spezzato in due parti, autentico monumento all’umana insipienza.
Questi resti si trovano a poche centinaia di metri dall’area Forest. Allora bisognò fare una grande curva per
baipassare il viadotto e la strada è rimasta così ormai a 40 anni dal
disastroso evento.
Tra il 1974 e 1975 ci fu una
ennesima grande frana da Buonanotte (oggi Montebello sul Sangro) a Pennadomo
che spezzò e travolse la strada di collegamento tra Pennadomo e Villa S. Maria.
La strada non si è mai potuta aggiustare perché la frana è sempre in movimento.
Un’ultima frana, nel 1992, ha
di nuovo investito a monte il paese di Bomba e solo per l’intervento
immediato, con numerosi mezzi meccanici,
si è riusciti a circoscrivere il fenomeno franoso che aveva già lambito le
prime abitazioni.
Sempre nel 92 L’AGIP rinunciò alla concessione
per l’alta sismicità della zona, per l’estrema fragilità geologica del
territorio e per il fondato timore di compromettere la stabilità della diga.
La strada di accesso alla diga
è del tutto dissestata.
Anche la strada ricostruita nel 2009 sul lungolago tra Bomba
e Colledimezzo, per i Giochi del Mediterraneo, è per larghi tratti già franata.
E’ proprio vero che non c’è
peggior sordo…
L’espressione “sfasciume pendulo” con cui
Giustino Fortunato indicò la Calabria, si adatta perfettamente al territorio
circostante il lago di Bomba. Per scongiurare il pericolo che le estrazioni
scatenino nuove frane, la soluzione indicata dalla Forest di… aumentare il
numero dei sensori, appare ridicola. Ed anzi a tal riguardo la superficialità
della Forest appare sconcertante. Ed infatti intende insediarsi in un
territorio di cui mostra di non sapere
nulla, tant’è vero che si affanna ad assicurare che l’abbassamento del terreno
sarebbe di poco conto, ma nulla dice, nei documenti prodotti e nelle 90 pagine
del ricorso T.A.R., sui pericoli derivanti dalle caratteristiche geologiche
dell’area, risultanti da eventi degli ultimi due secoli.
E nelle dichiarazioni alla
stampa, l’amministratore delegato Giorgio Mazzenga usa anche qualche plateale
bugia, cioè che il gemello dell’impianto che
si vuole realizzare a Bomba è stato costruito a Cupello senza
alcun problema. La verità l’aveva già detta in incontri con i cittadini di
Bomba e cioè che un impianto similare esiste solo nel Texas, a ben 500 miglia
dal più vicino centro abitato.
La Forest infine ha dichiarato alla stampa di
essere restata “allibita” per i toni della manifestazione da parte degli
ambientalisti davanti agli Uffici regionali. In verità di ambientalisti ce
n’erano pochi, poiché si trattava soprattutto di cittadini di Bomba e del
Sangro giustamente preoccupati di non essere ascoltati, come già accaduto per
il viadotto.
Per tutto quanto sopra detto,
siamo convinti che il comitato per la V.I.A. non si rimangerà il parere
negativo espresso sul progetto in questione, salvo che voglia assumersi ben più
gravi responsabilità di quelle risibili prospettate dalla Forest Oil.
Ecomafia 2012: aumentano i reati contro la fauna. Abruzzo al 10° posto
Aumentano i reati contro patrimonio artistico, incendi dolosi, ciclo dei rifiuti e ciclo del cemento
ABRUZZO. L’Abruzzo si conferma al decimo
posto della classifica nazionale dei reati ambientali. A fronte dei
quasi 34mila scoperti in Italia, i reati accertati nel 2011 in regione
sono stati 1.054, con una media di quasi 3 al giorno: un aumento di
circa il 6,5% (+ 64 reati) rispetto al 2010.
È stato presentato oggi a Roma il rapporto
Legambiente Ecomafia 2012, quest’anno dedicato a Falcone e Borsellino,
realizzato come sempre con la collaborazione di tutte le Forze
dell’Ordine impegnate a contrastare abusi e illeciti.
L’aumento più
significativo si registra nel settore faunistico, con 259 reati contro i
147 del 2010 (+76,2%). Seguono il settore del patrimonio artistico, con
29 reati contro i 20 del 2010 (+45%); il settore degli incendi dolosi,
colposi e generici, con 119 reati contro i 85 del 2010 (+40%); il
settore del ciclo dei rifiuti, con 253 reati contro i 239 del 2010
(+5,8%); ed il settore del ciclo del cemento, con 233 reati contro i 225
del 2010 (+3,6%). Completano il quadro i 161 reati nei settori
agroalimentare, acque, pesca e navigazione.
Nel 2011 sono aumentate,
del 16,5%, anche le persone denunciate (919, contro le 789 del 2010),
mentre le persone arrestate sono 10, contro le 8 del 2010 (+25%), e i
sequestri effettuati sono 222 contro i 192 del 2010 (+15,6%).
«L’Abruzzo
risulta in linea con l’andamento nazionale dei crimini ambientali –
dichiara Antonio Sangiuliano, direttore di Legambiente Abruzzo – e si
contraddistingue in maniera evidente nei reati contro la fauna. È un
dato particolarmente rilevante da leggere anche in funzione delle
criticità manifestate dalla Regione nella pianificazione venatoria che,
nella sola stagione 2011-2012, sconfessata dal tribunale amministrativo
regionale, ha varato ben quattro calendari».
«L’Abruzzo ha bisogno di
stringere un vero patto per l’ambiente e la legalità, che faccia leva
sull’effettiva applicazione delle leggi e che preveda forme di tutela
dell’ambiente dai fenomeni di illegalità – conclude Luzio Nelli, della
segreteria regionale dell’associazione – Siamo in attesa di vedere
finalmente i delitti contro l’ambiente introdotti nel Codice penale, ma
nel frattempo è urgente contrastare l’assalto alla regione e quindi
all’Italia, compiendo tutti il proprio dovere, senza eccezioni. La
politica, in particolar modo, ha il dovere di supportare gli sforzi e i
successi delle forze dell’ordine e della magistratura, che troppo spesso
appaiono all’opinione pubblica isolate nella lotta alla criminalità».