venerdì 14 settembre 2012

PRIMA CHE CANTI IL GALLO...

Un'iniziativa in un territorio incontra difficoltà nell'analisi costi/benefici a causa dell'inapplicabilità di un valore economico (ossia di un prezzo) a molti degli elementi che ne fanno parte: come si fa a dire quanto valgono l'acqua, l'aria, le fonti di energia (salti idraulici, sole, vento, combustibili bio, etc), l'uso efficiente dei terreni e via dicendo? Il paesaggio è uno degli elementi al quale dare un valore è difficilissimo se non imposs ibile. Questi "beni" a cui non possiamo dar un valore di mercato finiscono per essere considerati "beni di lusso" e, in qualche modo, qualcosa che non ci possiamo permettere e su cui non possiamo indugiare in tempi di crisi e di guerra. Senza paesaggio infatti la vita può essere brutta, ma col paesaggio può esserlo ugualmente. L'argomento che perciò si affronta è diverso. L'ambiente ha per noi degli aspetti assolutamente vitali, colpendo i quali non perdiamo soldi ma la possibilità di vivere in salute. Questo ambiente non resiste ad attacchi, inquinamenti e danni oltre certi limiti, che abbiamo stabilito per legge e che prevede il giudizio partecipato della comunità (almeno nelle vesti del pubblico interessato). I danni già perpetrati vanno corretti e compensati, quelli potenziali non vanno più arrecati. Bisogna allora dimostrare che l'industria petrolifera, nei territori, ha ampiamente superato quei limiti, ha arrecato danni a tutti e benefici a pochi e non ha corretto e compensato un accidente di niente; e bisogna dimostrare come, con le tecnologie dei progetti in itinere, si produrranno danni ulteriori senza corrispondenti benefici. Il problema non è in queste dimostrazioni che, con un po' di studio, verrebbero perfino facili, ma negli interlocutori, nell'audience, nell'ascolto, nella comunicazione e nella condivisione. La ricerca e l'individuazione dell'"interlocutore" ha aspetti conflittuali che a volte non si limitano alla conflittualità civile ma debordano ampiamente nell'illegalità istituzionale: non puoi convincere Passera, lo devi piegare combattendolo, la tua cultura contro la sua tracotante ignoranza, la tua civiltà contro la sua barbarie, la tua coscienza politica contro la sua politica incosciente. - Ma anche rispettando ogni vigente regola d'ingaggio, dubito alquanto che Passera o Bersani (che forse è anche peggio), o Tremonti o l'ineffabile Prodi si lascino prendere in simili conflitti: tu, al loro posto lo faresti? Li chiamiamo ignoranti non perchè manchino di sapere, ma perchè semplicemente ignorano, con noi, ogni conflitto sul bene comune, passandoci sopra come rulli stradali. Da queste considerazioni io traggo diverse lezioni e propositi: e tu? Sarebbe interessante metterli in comune. Forse, prima che il gallo canti e anche Vendola neghi: si sa che cristo è morto di freddo, no? Grazie Tommaso

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