sabato 27 ottobre 2012

SULLA RAFFINERIA FOREST DI BOMBA CI GIOCHIAMO UN BEL PEZZO DI DEMOCRAZIA: E’ ORA CHE POLITICI E AMMINISTRATORI SI ASSUMANO IN PIENO LE LORO RESPONSABILITA’



La vicenda della raffineria Forest a Bomba nel suo estenuante tira e molla in scena da troppi mesi, ha assunto un significato che va ben al di là del semplice progetto industriale.
E’ ormai evidente lo scontro tra due opposte visioni della dialettica civile: la prevaricante pre-potenza del denaro da una parte e la diffusa, ostinata resistenza popolare a quella che si reputa una palese ingiustizia dall'altra. La lotta è impari ma per fortuna c’è sempre la vecchia storia di Davide e Golia a dare conforto, una storia che qualche volta si ripete come nel caso “Eternit”.

Riassumiamo per sommi capi: all’inizio c’è l’Agip che vuole estrarre il gas da sotto il lago ma poi rinuncia perché si rende conto dei rischi per la salute degli abitanti viste le emissioni in atmosfera e quelli derivanti dall’assetto idro-geologico che sono troppo alti e così dell’idea se ne impossessa l’americana Forest Oil che parte subito alla carica.
In una prima fase il progetto non è ben compreso o forse, diciamo così, non viene illustrato in maniera esaustiva ma quando finalmente viene a galla nella sua completezza c’è una vera e propria sollevazione delle comunità locali che, con l’ausilio di studi, esperti e del semplice buonsenso, lo ritengono non solo inutilmente rischioso (vedi eventuale crollo della diga in un’area storicamente franosa) e dannoso per la salute umana e dell’ambiente, ma anche deleterio per l’occupazione e le vocazioni economiche di zona sulle quali si è tanto investito.

Al loro fianco, oltre a gruppi, movimenti, associazioni di categoria e sindacati, si schierano compatte le istituzioni pubbliche, la Provincia di Chieti con il suo Presidente e 20 comuni oltre a quello più direttamente coinvolto e finanche la Chiesa cattolica attraverso un documento diretto e inequivocabile della Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana.
Ma tutto questo non è sufficiente e la Forest insiste imperturbabile nel tessere la sua fitta ragnatela.

E’ a questo punto che rischia grosso l’equilibrio democratico:
E’ MAI POSSIBILE CHE LA VOLONTA’ GENERALE NON CONTI NULLA NEL PROCESSO DECISIONALE?
E’ COSI’ FACILE INFISCHIARSENE E IMPORRE LE PROPRIE SCELTE MINORITARIE COSI’ STRAORDINARIAMENTE OSTEGGIATE?
E’ LOGICO E GIUSTO CHE SIA L’OSPITE A DETTARE LE REGOLE AL PADRONE DI CASA?
E’ DEMOCRATICAMENTE SOSTENIBILE CHE LA SPINTA IRREFRENABILE DEL PROFITTO SCHIACCI OGNI LEGITTIMO DISSENSO IN NOME DEL DIRITTO D’IMPRESA CHE TUTTO PUO’ PERMETTERSI?

Da un lato la forza coesa di un popolo che si esprime libero da ogni pressione esterna, consapevole del proprio ruolo e delle buone ragioni che porta avanti; dall’altra l’interesse testardo degli affari prima di tutto e tutti, a scardinare qualsiasi volontà democraticamente e plebiscitariamente espressa.
Di qua le intrepide e gioiose donne di Bomba per quattro volte sotto il Palazzo della Regione a strepitare con pentole e trombette per reclamare giustizia pagandosi il pullman di tasca propria; di là il triste corteo degli avvocati Forest pronti a stratagemmi e cavilli per averla vinta a tutti i costi in nome della supremazia del più forte e di laute parcelle.
A vicenda in corso non possiamo aggiungere altro sebbene ci siano molte altre cose da svelare. Vedremo alla fine.

Durante la battaglia per impedire la raffineria di Ortona mi colpì l’intervento di un saggio agronomo che affermò: “Provate a mettervi al centro di Contrada Feudo [il luogo dove l’Eni voleva costruire il famoso “Centro Oli”] e guardatevi intorno. Da una parte vedrete la Majella e la splendida catena montuosa che la circonda, di fronte il mare e la meravigliosa Costa dei trabocchi, tutt’intorno una distesa di ulivi e vigneti a perdita d’occhio: ma quanta cattiveria umana ci vuole per pensare di distruggere tutto questo?”.
Provo a rispondere che ce ne vuole tanta quanto quella che ha permesso di deturpare e avvelenare alcuni dei luoghi più belli del mondo, patrimonio dell’intera umanità: Venezia (Porto Marghera), Ravenna, la Sicilia (Gela, Priolo), ecc.

Ma torniamo a Bomba, nel vero senso della parola.
Adesso basta. Basta con gli estenuanti rimpalli tra enti e istituzioni di ogni livello: dal comitato VIA al TAR e poi di nuovo al comitato prima di passare al ministero e ritorno, infine alla Regione e via di seguito, esasperando sempre più le persone in carne ed ossa che saranno le uniche a pagare sulla propria pelle le conseguenze di questa storia infinita.
E’ ORA DI CHIUDERE QUESTA PARTITA NEL SENSO VOLUTO DALL’INTERA COMUNITA’ LOCALE.
TUTTI I POLITICI E GLI AMMINISTRATORI PUBBLICI CHE TANTO SI RIEMPIONO LA BOCCA DI “DIFESA DEL TERRITORIO” SONO CHIAMATI UNO PER UNO, NESSUNO ESCLUSO, A TRADURRE IN FATTI CONCRETI, DECISIVI E DEFINITIVI, LA VOLONTA’ UNANIME DI COLORO CHE LI HANNO ELETTI.
OGNI SINGOLO ESPONENTE DI PARTITO, OGNI SINDACO E CONSIGLIERE REGIONALE, PROVINCIALE E COMUNALE HA IL DOVERE DI SPENDERSI IN DIFESA DELLA COMUNITA’ CHE RAPPRESENTA SE NON VORRA’ ESSERE RICORDATO COME TRADITORE DELLA PROPRIA GENTE.

L’Italia è il paese dei disastri e delle tragedie annunciate: voltandovi dall’altro lato sarete i complici codardi di quanto potrebbe malauguratamente accadere. Fate bene e fate in fretta: questo è lo spartiacque (nel vero senso della parola) che determinerà il futuro dell’Abruzzo e la natura del suo assetto civile e democratico.

Che Bomba resti solo il nome di un bellissimo paese e del suo splendido lago.

fmOpk



mercoledì 24 ottobre 2012

L’Aquila: è stato un processo a scienziati che hanno ‘staccato’ il cervello e obbedito agli ordini

Di fronte a una cattiva informazione e una palese distorsione dei fatti, è bene farlo sapere: noi cittadini/lettori non siamo così cretini da credere che la Commissione grandi rischi è stata condannata per non aver previsto il terremoto.

IL VIDEO SHOCK CHE CI RACCONTA LA VERITA' SUI FATTI DEL TERREMOTO - CLICCA SU QUESTO TESTO PER VISIONARLO

Non entro nel merito delle sentenza, tra l’altro ancora non sono state depositate le motivazioni. Voglio solo ristabilire i fatti. Poi su quei fatti ognuno si farà un’opinione, che può essere anche di aspra critica della decisione della magistratura, ma non a prescindere dai fatti. Un giornalista che per avallare la propria opinione distorce i fatti è un cattivo giornalista.
La sentenza de L’Aquila (condanna a 6 anni di reclusione per omicidio colposo plumiro per i 7 componenti della Commissione Grandi Rischi, 5 scienziati e 2 funzionari della Protezione civile), come spiega molto bene il post di Emanuele Menietti, non ha niente a che vedere con la mancata previsione del terremoto, come in molti hanno sostenuto tra indignazione e sberleffi nei confronti della magistratura.
In uno splendido commento dal titolo Processo alla previsione ieri su la Repubblica Stefano Rodotà ha, in modo esemplare, separato i fatti dalle opinioni.
La condanna è stata pronunciata per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali, con riferimento al fatto che la Commissione avrebbe dato informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità della situazione dopo le scosse che si erano registrate nei mesi precedenti al terremoto del 6 aprile 2009. Il punto chiave, allora, diventa quello delle modalità delle informazioni fornite e del modo in cui queste erano state elaborate.
Un processo alla scienza, la porta aperta a qualsiasi ciarlatano che lancia allarmi senza un adeguato fondamento? La risposta è affidata alle motivazioni della sentenza, anche se gli elementi disponibili, messi in evidenza dalla requisitoria del pubblico ministero, orienterebbero le valutazioni piuttosto verso la frettolosità del lavoro della Commissione, le modalità del comunicato diramato alla fine della veloce riunione, la dichiarata volontà dell’allora responsabile della Protezione civile di utilizzare la Commissione per rassicurare la popolazione di fronte a un allarme ritenuto ingiustificato.
Così delimitata la materia del giudizio, non sarebbe la scienza ad essere sotto accusa, ma i comportamenti specifici delle persone riunite d’urgenza in quella mattinata, di chi ha scritto il comunicato, di chi guidava la Protezione civile.
La vera storia della riunione farsa della Commissione Grandi Rischi è raccontata direttamente da Guido Bertolaso, allora a capo della Protezione civile, in questa intercettazione:
Sia un’operazione mediatica
Per questa telefonata, spiega in una ricostruzione puntuale dei fatti Giornalettismo, l’avvocato Antonio Valentini, che nell’ambito del processo sui sette membri della Commissione grandi rischi assiste numerose parti civili, ha presentato una denuncia contro l’ex numero uno della Protezione civile. Un filone d’indagine che rimane ancora aperto.
Se è vero che un terremoto non si può prevedere, non si può nemmeno tranquillizzare la popolazione sostenendo, come è successo, l’improbabilità di una forte scossa sismica. E in questa intervista Bernardo De Bernardinis, vicecapo del settore tecnico-operativo del Dipartimento Protezione Civile Nazionale, una settimana prima della scossa fatale, si esprime così:
Cito Luca Sofri dal suo post di ieri, L’aria che tirava a L’Aquila:
Come si vede, si spinge ben oltre il dire “non possiamo sapere cosa succederà”; è invece molto rassicurante, usa espressioni precise come “non c’è un pericolo” (lasciamo perdere la cosa del vino, imbeccata dal giornalista, ma a cui si poteva rispondere più sobriamente), è attivamente tranquillizzante e insomma rende assolutamente credibile che molti cittadini dell’Aquila poi abbiano detto di essere stati spinti a dormire nelle loro case da comunicazioni come questa (mentre altri dormivano in macchina o andavano sulla costa).
L’accusa del Pm è esattamente questa:
Non era però questo il tipo di risposta che gli imputati erano chiamati a dare nella loro veste di componenti della Commissione [...] e non perché non fosse una risposta scientificamente corretta o scientificamente accettabile (i terremoti non si possono prevedere, e questo lo si è già dato per acquisito), ma perché non era una risposta pertinente all’argomento in discussione; non era questo il terreno di confronto; non era questo il motivo per il quale la Commissione era stata chiamata a riunirsi a L’Aquila il 31.03.2009. Ciò che agli imputati era richiesto, per legge, era l’analisi del rischio e una corretta informazione. La Commissione è organo consultivo e propositivo per la previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio […] per prevenzione l’insieme delle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi.
Scrive Giustino Parisse, giornalista de Il Centro, che nel terremoto ha perso i suoi due figli:
Eppure anche di fronte a una condanna tanto dura non riesco a immaginare quegli uomini, che ora potrebbero rischiare il carcere, come gli assassini dei miei figli. Nei mesi scorsi, anche durante il processo, ho stretto la mano ad alcuni di loro e non le ho trovate sporche di sangue. Ho visto uomini fragili forse consapevoli di aver sbagliato e per questo caduti nel vortice di una tragedia che ha finito per travolgere anche loro. No. Non me la sento di gridargli contro la mia rabbia. Quella continuo a gridarla a me stesso. Sono io la causa prima della morte di Domenico e Maria Paola e non me lo perdonerò mai. Certo fra le tante colpe che ho c’è anche quella di essermi fidato della commissione Grandi Rischi credendo a una scienza che in quella riunione del 31 marzo del 2009 rinunciò a essere scienza.
Questo processo è stata una sconfitta per tutti. È lo Stato che ha condannato se stesso. Uno Stato che in quel 31 marzo 2009 aveva rinunciato al suo ruolo: quello di proteggere i cittadini per piegarsi alla volontà della politica che doveva mettere a tacere i disturbatori. È per questo che quello che si è svolto nel tribunale dell’Aquila non è stato un processo alla scienza. È stato piuttosto un processo a scienziati che di fronte al volere dei potenti dell’epoca hanno “staccato” il cervello e obbedito agli ordini. Oggi condannarli al rogo non serve.
Vale la pena segnalare l’articolo The L’Aquila Verdict: A Judgment Not against Science, but against a Failure of Science Communication pubblicato sul blog Scientific American a firma di David Ropeik, esperto di valutazione del rischio:
…contrary to the majority of the news coverage this decision is getting and the gnashing of teeth in the scientific community, the trial was not about science, not about seismology, not about the ability or inability of scientists to predict earthquakes. These convictions were about poor risk communication, and more broadly, about the responsibility scientists have as citizens to share their expertise in order to help people make informed and healthy choices.
It is ludicrous and naïve for the American Association for the Advancement of Science to condemn the verdict, as they did the charges when they were filed, as a misunderstanding about the science behind earthquake probabilities. That this was never about the ability of seismologists to predict earthquakes is clear from the very indictment itself; the defendants were accused of giving “inexact, incomplete and contradictory information” about whether small tremors prior to the April 6 quake should have constituted grounds for a warning.
Questa mattina ho letto su la Repubblica una lettera di un cittadino aquilano, Roberto Franceschini:
Come aquilano non sono così cretino da cercare i mandanti del terremoto avallando una condanna di persone che non hanno saputo prevedere l’imprevedibile. Ritengo giusta la condanna perché illustri scienziati, sotto la pressione politica, hanno previsto che non ci sarebbe stata la catastrofe, rassicurando colpevolmente una popolazione
Ecco, di fronte a una cattiva informazione e una palese distorsione dei fatti, è bene farlo sapere: noi cittadini/lettori non siamo così cretini da credere che i componenti della Commissione grandi rischi sono stati condannati per non aver previsto il terremoto.
Ma cosa avrebbe potuto dire la Commissione grandi rischi? Peter Sandman, esperto di comunicazione del rischio ha così risposto ad Anna Meldolesi del Corriere della Sera:
Non ci sono basi scientifiche per concludere che la probabilità che avvenga un forte terremoto sia più alta dopo queste scosse piuttosto che in altri momenti. Ma allo stesso tempo non ci sono nemmeno prove scientifiche che dimostrano che il forte terremoto non ci sarà. Probabilmente prima o poi qui ci sarà un altro forte terremoto, ma noi, semplicemente, non possiamo predire quando avverrà (o quando non avverrà). Ci dispiace poter offrire alla gente così poca assistenza ma la verità è che non siamo in grado di stabilire se lo sciame sismico debba essere motivo di preoccupazione oppure no. Normalmente, gli sciami sismici non sono seguiti da terremoti violenti. Ma “normalmente” non vuol dire “sempre”. Possiamo sicuramente capire perché molte persone di questa comunità si sentano più sicure a lasciare le loro case quando cominciano le scosse e non abbiamo prove scientifiche che dicano che farlo sia una sciocchezza.
Per una critica della sentenza basata sui fatti consiglio il post di Nicola Nosengo I tanti errori sul terremoto dell’Aquila.

 

martedì 23 ottobre 2012

Gioire? No, ho pianto pensando ai miei figli

 di GIUSTINO PARISSE
Ho saputo della sentenza di condanna per i componenti della commissione Grandi Rischi poco dopo le 17 di ieri dal sito internet del mio giornale. Ero nella stanzetta di legno della redazione aquilana del Centro. Solo. Poche ore prima avevo deciso di non andare ad assistere al momento conclusivo del processo. Ho avuto lo stesso rifiuto che ebbi quando non volli vedere i miei due figli senza vita. Per me tutto è finito alle 3.32 del sei aprile del 2009. Quello che è accaduto (e accade) dopo non ha contorni precisi e ne afferro a fatica il senso. Ho pianto anche ieri, in silenzio. Non erano lacrime di soddisfazione.
Era il dolore che esplodeva nello stomaco quasi a togliere il fiato. Ho rivisto attimo per attimo i momenti in cui le macerie si sono portate via i miei ragazzi e quell'urlo «Papà , Papà» è tornato a incidere la carne. Eppure anche di fronte a una condanna tanto dura non riesco a immaginare quegli uomini, che ora potrebbero rischiare il carcere, come gli assassini dei miei figli. Nei mesi scorsi, anche durante il processo, ho stretto la mano ad alcuni di loro e non le ho trovate sporche di sangue. Ho visto uomini fragili forse consapevoli di aver sbagliato e per questo caduti nel vortice di una tragedia che ha finito per travolgere anche loro. No. Non me la sento di gridargli contro la mia rabbia. Quella continuo a gridarla a me stesso. Sono io la causa prima della morte di Domenico e Maria Paola e non me lo perdonerò mai. Certo fra le tante colpe che ho c'è anche quella di essermi fidato della commissione Grandi Rischi credendo a una scienza che in quella riunione del 31 marzo del 2009 rinunciò a essere scienza. Questa è una condanna in un processo di primo grado. Credo di essere facile profeta a ipotizzare che nei vari gradi di giudizio tutto potrebbe sciogliersi come neve al sole. Non sarò io a dolermene. Oggi a fronte di una sentenza presto destinata alla polvere degli archivi, non provo nulla: né soddisfazione, né amarezza, né voglia di vendetta. Quando dentro si ha un dolore così lancinante gli altri sentimenti si inabissano.
Questo processo è stata una sconfitta per tutti. E' lo Stato che ha condannato se stesso. Uno Stato che in quel 31 marzo 2009 aveva rinunciato al suo ruolo: quello di proteggere i cittadini per piegarsi alla volontà della politica che doveva mettere a tacere i disturbatori. E' per questo che quello che si è svolto nel tribunale dell'Aquila non è stato un processo alla scienza. E' stato piuttosto un processo a scienziati che di fronte al volere dei potenti dell'epoca hanno "staccato" il cervello e obbedito agli ordini. Oggi condannarli al rogo non serve. Io non lo faccio e spero che anche il loro tormento interiore _ che pure non ha nulla a che spartire con chi ha perso tutto _ venga compreso e rispettato. Le sentenze vanno sempre accettate e lo avrei fatto anche in caso di assoluzione. Per me dopo questa condanna che suona obiettivamente molto pesante, non cambia nulla. Ora assisterò a dibattiti senza fine sulla scienza condannata per non aver previsto il terremoto.
Io sono fra quelli che ha sollecitato l’avvio dell’indagine con un esposto. L'ho fatto perché volevo che quella vicenda (la riunione della Grandi Rischi) venisse scandagliata e approfondita in un'aula di tribunale: oggi, 2012, basta leggere i comunicati della Protezione civile per scorgere persino un eccesso di zelo come quando pochi giorni fa su Roma era stato previsto il diluvio universale. Ma è meglio così. Quando si tratta di fenomeni della natura soprattutto quelli che non sono prevedibili con certezza meglio allarmare che rassicurare. Se fosse accaduto anche all'Aquila che so, avrei passato qualche notte all'addiaccio ma la vita dei miei figli non si sarebbe fermata per sempre. Ho visto che nella sentenza si parla di risarcimenti. Sin dal primo momento ho detto che per la morte dei miei figli non voglio nemmeno un euro. Ci sarebbe un solo modo per essere risarcito per ciò che è accaduto: avere la possibilità di abbracciare di nuovo i miei ragazzi. E' successo una settimana fa. Sognavo. Poi mi sono svegliato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
23 ottobre 2012

domenica 21 ottobre 2012

RAFFINERIA DI BOMBA. MARTEDI' PER LA TERZA VOLTA A L'AQUILA E CHE SIA QUELLA BUONA!

MARTEDI' 23 OTTOBRE A L'AQUILA TORNERA' A RIUNIRSI IL COMITATO V.I.A. PER PRENDERE UNA DECISIONE DEFINITIVA SUL PROGETTO DELLA FOREST OIL DI ESTRAZIONE E RAFFINAZIONE DI GAS A BOMBA.

NOI ANCORA UNA VOLTA SAREMO LI' A MANIFESTARE CON CIVILTA' MA RUMOROSAMENTE IL NOSTRO DISSENSO PER UN PROGETTO INACCETTABILE SOTTO OGNI PUNTO DI VISTA, COSI' COME ABBIAMO AMPIAMENTE DOCUMENTATO IN MANIERA COMPLETA ED APPROFONDITA.

INVITIAMO TUTTI A PARTECIPARE PERCHE' E' UN PROBLEMA CHE COINVOLGE OGNI CITTADINO ABRUZZESE E CHE, SE RISOLTO DEFINITIVAMENTE, CI DARA' LA FORZA PER AFFRONTARE CON RINNOVATA SPERANZA TUTTI GLI ATTACCHI CHE STA SUBENDO LA NOSTRA SPLENDIDA REGIONE (petrolio e trivellazioni, centrali a biomasse e biogas, rifiuti, discariche e inceneritori, impianti di ogni tipo altamente inquinanti e nocivi per la salute pubblica, ecc.).

Il Comitato di cittadini "Gestione Partecipata del Territorio" organizza un pullman con partenza da Bomba il cui costo di partecipazione è di €.15,00.
PER INFORMAZIONI E ADESIONI TELEFONARE AL 348-2990784.


 







venerdì 19 ottobre 2012

"Per una Chiesa e una società custodi della terra d´Abruzzo e Molise". Nuovo comunicato dei Vescovi CEAM

Addì 19 ottobre 2012, i Vescovi della Conferenza episcopale d’Abruzzo e Molise (CEAM), hanno diramato un nuovo documento dal titolo “Per una Chiesa e una società custodi della terra d’Abruzzo e Molise”. Il documento vuole “denunciare le ‘ferite’ delle nostre terre, minacciate da progetti di ‘sviluppo’ che sono invero segnati da gravi rischi ambientali, socio-economici e umani, in cui viene meno la tutela della vita e la custodia del creato, dono di Dio e impegno morale di tutti gli uomini e le donne di buona volontà”. Con riferimenti al documento “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra” e alla Sacra Scrittura, i Vescovi ribadiscono la necessità di non dimenticare che “le ferite di cui soffre la nostra terra, possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali”. Segue il testo del messaggio:
"Noi, Vescovi delle Chiese che sono in Abruzzo e Molise, ancora una volta leviamo alta la voce per denunciare le “ferite” delle nostre terre, minacciate da progetti di “sviluppo” che sono invero segnati da gravi rischi ambientali, socio-economici e umani, in cui viene meno la tutela della vita e la custodia del creato, dono di Dio e impegno morale di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Ci riferiamo, in particolar modo, ai progetti di sfruttamento energetico, in particolar modo petrolifero, su cui ci siamo già pronunciati come Conferenza episcopale regionale nel 2008 e, mediante l'intervento di alcuni di noi o tramite gli uffici da noi delegati, in varie occasioni nel corso di questi ultimi anni. In luogo di una vera “conversione” a progetti di crescita sostenibile, in ascolto della voce dei territori e delle popolazioni di cui abbiamo la cura pastorale, si confermano e si aggravano le scelte più rischiose per la salute e il benessere di tutti. La stessa promessa di uno sviluppo economico viene a cadere di fronte alla grave situazione economica e sociale, ancora nel pieno della crisi che investe il nostro Paese e, in particolar modo, la nostra Regione: con l’eventuale realizzazione dei progetti di sfruttamento energetico non si sanerebbe la ferita della disoccupazione e della recessione, si accrescerebbe il senso di abbandono e di sopraffazione che le nostre genti percepiscono di fronte a chi esercita poteri decisionali, si avanzerebbe nella spogliazione del nostro ambiente naturale e della nostra economia agricola e turistica, in maniera irreversibile e irresponsabile.
Come afferma il recente documento della CEI in occasione della 7a giornata nazionale per la salvaguardia del Creato (“Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra”), noi non possiamo “dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali. Guarire è voce del verbo amare, e chi desidera guarire sente che quel gesto ha in sé una valenza che lo vorrebbe perenne, come perenne e fedele è l’Amore che sgorga dal cuore di Dio e si manifesta nella bellezza del creato, a noi affidato come dono e responsabilità. Con esso, proprio perché gratuitamente donato, è necessario anche riconciliarsi quando ci accorgiamo di averlo violato” (n. 1). Questo compito comune veda coinvolti tutti, in particolar modo coloro che, a livello locale, regionale e nazionale, hanno ricevuto il mandato di governare lo sviluppo del territorio, perché agiscano in nome del bene comune e non di una singola parte, prestando ascolto al grido della nostra terra, del nostro mare, del nostro cielo: in essi riconosciamo la presenza di Dio, come ci ricorda il “Cantico delle creature” del santo patrono d'Italia Francesco d'Assisi. Allora il nostro grido comune si muterà in canto di lode e di grazie, perché consapevoli di aver realizzato un passo in avanti nella concordia tra noi e quella parte della creazione che ci è stata affidata, per cui essere degni della nostra chiamata più grande: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9)".
I vescovi della CEAM (Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana)

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Regione Abruzzo e finanziamenti biomasse: il conflitto di interessi è un sistema 

 

Il dirigente Antonio Sorgi

Il dipendente-imprenditore Forcucci presenta progetti allo stesso settore per cui lavora…

ESCLUSIVO. ABRUZZO. Il caso dei finanziamenti della Regione Abruzzo alla ditta di un dipendente che lavora per il settore energia si colora di nuovi dettagli.
Enrico Forcucci titolare della "Entrope" di Popoli e allo stesso tempo consulente/collaboratore della Regione Abruzzo (settore Ambiente ed Energia) e tecnico presso l’Araen (Agenzia Regionale per l’Energia della Regione Abruzzo), ha curato il progetto per la costruzione di impianti a biomasse per il Comune di Sant’Eufemia a Maiella. Un progetto, finanziato dalla Regione, per 317.000 euro.
Oggi si scopre che la ditta di Forcucci figura in più documenti regionali come curatrice di progetti presentati al settore Ambiente, lo stesso settore con cui collabora l’imprenditore/consulente.
C’è il nome “Entrope” sulla richiesta di assoggettabilità ambientale per la realizzazione di una cava. E c’è la firma di Antonio Sorgi (dirigente del settore) sugli atti di verifica (quelli cioè che devono autorizzare o meno la pratica).
Il caso che pare essere un fatto nuovo si inquadra quanto meno in uno spinoso conflitto di interessi che forse per opportunità dovrebbe essere chiarito e magari evitato
LA DITTA, LE COLLABORAZIONI
La ditta Entrope lavora ed ha lavorato per soggetti pubblici e privati, come si apprende dal curriculum della società.
Si è occupata della progettazione, realizzazione e gestione di pratiche Enel, di impianti fotovoltaici presso privati cittadini e aziende, dell’analisi energetica e proposta di ottimizzazione del sistema “Giardino Botanico - Daniela Brescia” a Sant’Eufemia a Majella, all’interno del Parco Nazionale della Majella. La ditta è molto attiva nel settore ambiente attraverso la progettazione e consulenza e si occupa di pratiche di gestione rifiuti, bonifiche siti inquinati, studi di impatto ambientale, studi di incidenza, studi di assoggettabilità, valutazione ambientale strategica, inquinamento ambientale ed educazione ambientale. Trattandosi di ambiente ed energia è capitato che progetti, iniziative o richieste della Entrope siano poi dovuti passare per l'ufficio dela Regione dove Forcuci lavora.
La Entrope si rapporta bene anche con il mondo della formazione. Enrico Forcucci è infatti consulente dell’Università D’Annunzio di Pescara nell’ambito di progetti comunitari. Ha tenuto lezioni si formazione sul tema delle energia rinnovabili nel corso in “Tecnico di Efficienza energetica nell’Ambiente Costruito” nell’ambito di docenze al Master di I° livello in “Economia, gestione e valorizzazione dei beni ambientali e nel master di II° livello in “Direzione e management dei beni ambientali” 2007-2008; così come la Entrope ha curato corsi di educazione ambientale nell’ambito dei programmi educativi anche in collaborazione con il CEA Majambiente di Caramanico Terme.
La ditta vanta un portfolio di clienti di tutto rispetto. Serve infatti enti pubblici come i Comuni di Popoli, di San Valentino, di Moscufo, Ente Parco Nazionale della Maiella, Esep (Ente Scuola Edile), ed enti privati: Eurobica spa, Coop Majambiente, gruppo Maresca spa, Mantini srl, D&T srl, So.Co.In, sas, Abn Wind Energy,Italcoel, KWpower srl, Solaria Energia srl, Soc Coop gsa Arl, Gruppo Galeno, Consorzio Link, Albamar srl, Mfv snc, Azienda Agricola De Francesco Valerio, A&J srl, Rsa Il Giardino spa, Ambiente e Energia srl, Cev, Solar Energy srl, Energethics Srl, Solewatt s.n.c., SBY Solutions Srl, SBY Italy Sr, Genziana Srl, Treforenergy Srl, DAYCO EUROPE SRL.
PROGETTI IN CASA ARAEN
Ma la partita più grande si gioca in Regione. Forcucci ha curato il progetto della Gtv Inerti srl per la coltivazione di una cava di calcare nel Comune di San Benedetto in Perillis, in località Santa Rosa. Il progetto è stato sottoposto alla direzione Affari della Presidenza della Politiche Legislative e Comunitarie programmazioni Parchi Territorio Valutazioni Ambientali Energia per la verifica di assoggettabilità ambientale. E lo studio di verifica è a firma di Antonio Sorgi (il direttore) che presiede anche l'Araen, dove lavora Forcucci.
E, ancora, Entrope ha curato il progetto dell’impresa agricola di De Francesco Valerio per la realizzazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di Energia elettrica potenza 3987,28KWp nel comune di Cepagatti, località Ventignano. Progetto che ha ricevuto il parere favorevole per la Valutazione di impatto ambientale sempre dallo stesso dipartimento Ambiente ed Energia.
In quest’ultimo lavoro, accanto al nome di Frocucci, spunta anche quello dell’ingegnere Alessandra Debora Santini, pure lei inserita nella pianta organica dell’Araen. Qui eventualmente il conflitto di interesse è duplice.
Forcucci e la sua ditta hanno curato anche la redazione del SEAP (Piano di Azione per l'Energia Sostenibile) per conto del Comune di Popoli che risulta anche tra gli assegnatari dei fondi.
E non poteva mancare all’appello il finanziamento europeo ottenuto nell’ambito del PO FSE Abruzzo 2007/2013 - PO 2007-2008. Anche in questa occasione la ditta Entrope spunta come beneficiaria in una rosa di candidati ammessi e finanziati.
Sull’intera vicenda è intervenuto anche il gruppo “Nuovo Senso Civico” che ha chiesto chiarezza al presidente Chiodi.
«Non bisogna mai smettere di indignarsi e questa è un'occasione esemplare non solo per farlo, ma per pretendere la massima chiarezza a tutti i livelli», ha detto il gruppo, «pretendere a livello politico dal presidente Chiodi di chiarire se era a conoscenza dei fatti descritti, se li considera normali e corretti oppure indifendibili e passibili di decisi interventi per stroncare simili pratiche. Pretendere da tutte le forze politiche un pronunciamento chiaro su questa vicenda, un loro giudizio e una dichiarazione inequivoca su come vorranno muoversi in merito».

Marirosa Barbieri

18/10/2012 - 10:40

 

PERICOLO MORTALE






La riforma dell’art. 117 della Costituzione nasconde un pericolo mortale.


Il governo ha presentato un disegno di legge di modifica costituzionale in cui, tra l’altro, in riforma dell’art. 117 della nostra Costituzione, si stabilisce che alcune materie finora sottoposte alla potestà concorrente della Stato e delle Regioni, sono riservate esclusivamente allo Stato.  Tra queste materie c’è quella che attiene alla produzione, al trasporto e alla distribuzione dell’energia. Ove questa riforma fosse approvata, il governo non avrebbe più l’imbarazzo di dover fare i conti con le istituzioni territoriali. Così i petrolieri, ad esempio, non avrebbero più alcun serio ostacolo all’attuazione dei loro programmi di moltiplicazione dissennata delle trivellazioni in terra e in mare. Ora è ben vero che l’approvazione di questa riforma richiede tempi non brevi e un doppio passaggio alla Camera e al Senato e tuttavia non bisogna dimenticare che questa proposta giunge con un tempismo perfetto, in un momento di crisi gravissima dell’istituto regionale, messo in discussione dagli scandali e dalla giusta indignazione dei cittadini. E’ anche vero che finora le Regioni di rado sono state d’ostacolo alla realizzazione di progetti devastanti. Anzi, ci sono  Regioni che per anni hanno rinunciato ad usare i loro poteri, manifestando il più assoluto disinteresse verso la salvaguardia del territorio e consentendo che fossero portate avanti iniziative inaccettabili.  E tuttavia le Regioni sono i naturali interlocutori dei Comuni, delle associazioni e in generale dei movimenti popolari e anche quando i governi regionali sono stati favorevoli ai progetti più indigesti, essi hanno dovuto fare i conti con i Comuni e con vasti movimenti popolari e qualche volta sono stati costretti a fare retromarcia. In questa maniera sono state impedite, per limitarci all’Abruzzo,  alcune scelte fortemente impattanti con il territorio, oltreché chiaramente speculative: dalla Sangro Chimica  al Centro Oli ad Ortona, dalla centrale termoelettrica (che doveva funzionare bruciando i residui della Sangro Chimica e che perciò ne ha seguito la sorte) nei pressi di Punta Aderci in Vasto alla turbogas in Val Di Sangro, ed ora forse saranno impedite le trivellazioni a Scerni e a Bomba, a S. Vito Chietino e nei pressi delle isole Tremiti e in generale nell’Adriatico. Mentre al contrario, quando lo Stato ha avuto mano libera ed ha dato il consenso a qualsiasi iniziativa industriale, senza alcun vaglio preventivo né alcun controllo successivo, sono state innescate autentiche bombe ecologiche, come a Bussi, o a Taranto, o a Seveso, o a Casale Monferrato con l’eternit, o a Porto Marghera, o come è avvenuto in cento altri posti, con effetti distruttivi per il territorio e per la salute della gente. Occorre far comprendere al molto intelligente ministro Corrado Passera - il quale, unico caso nelle democrazie europee, non si degna di rispondere alle lettere dei cittadini, pur corrette e documentate, e che ha sponsorizzato, approfittando della sua irresponsabilità politica di membro di un governo tecnico, i progetti più folli dei petrolieri – che la strada imboccata sarà impervia come neppure immagina. Poiché il popolo italiano non accetterà di consegnare il territorio del nostro Paese ai petrolieri e agli speculatori di ogni risma. E se, come sembra, egli ha qualche ambizione politica, se ne può scordare, perché fin d’ora si sta facendo largo tra la gente l’opinione che egli costituisca un pericolo per la salvaguardia del territorio. Ed anche se, prevedibilmente, ci potranno essere gruppi consiliari regionali che guardano con malcelata soddisfazione a quella riforma che,  togliendo loro il potere sul territorio, scaricherà ogni tensione sul governo, nasceranno movimenti popolari in grado di bloccare quella innovazione costituzionale e di spazzare via gli uomini che la sostengono.

mercoledì 17 ottobre 2012

SCANDALO BIOMASSE: VERGOGNA, MA IN CHE SCHIFO DI REGIONE VIVIAMO? E CHIODI, NON SA E NON DICE NULLA?


Pubblichiamo qui di seguito integralmente l'articolo apparso oggi su PRIMADANOI.IT che ci ha provocato un potente voltastomaco, nonostante nel corso della nostra azione in difesa della legalità, della giustizia e della difesa del bene comune siamo abituati a vederne di tutti i colori (soprattutto il marrone). 
Non bisogna mai smettere di indignarsi e questa è un'occasione esemplare non solo per farlo, ma per pretendere la massima chiarezza a tutti i livelli.
Pretendere dalla magistratura e dalle autorità competenti di verificare se tutto quanto viene descritto nell'articolo abbia rilevanza penale.
Pretendere a livello politico dal presidente Chiodi di chiarire se era a conoscenza dei fatti descritti, se li considera normali e corretti oppure indifendibili e passibili di decisi interventi per stroncare simili pratiche.
Pretendere da tutte le forze politiche un pronunciamento chiaro su questa vicenda, un loro giudizio e una dichiarazione inequivoca su come vorranno muoversi in merito.
Se tutto questo non avverrà non veniteci più a parlare di correttezza dei comportamenti o a farci lezione di morale e preparatevi ad un'ondata di vomito che vi sommergerà tutti.

IL CASO

Biomasse. Finanziamenti della Regione al dipendente del settore energia

La partita si gioca in casa Araen ed i fondi si assegnano «per via del curriculum»


ESCLUSIVO. SANT’EUFEMIA A MAIELLA. Una manciata di ringraziamenti. Un grazie sentito alla Regione ed alla ditta che ha redatto il progetto vincente e che ha saputo interpretare, come pochi, lo spirito del bando.
Il sindaco di Sant’Eufemia a Maiella, Francesco Crivelli, “festeggia”. Da qualche giorno ha saputo che il suo Comune, insieme a pochi altri eletti, riceverà i finanziamenti per la costruzione di impianti a biomasse.
Il progetto di Sant'Eufemia risultato assegnatario di un finanziamento di 317.000 euro è stato redatto dalla ditta “Entrope”, di Popoli, che si occupa di consulenza e progettazione, a soggetti pubblici e privati, nei settori dell’ambiente e della gestione del territorio, dell’energia e dei servizi in genere.
Il titolare non è una persona qualunque ma un dipendente della Regione Abruzzo. E non un dipendente della Regione qualsiasi ma un professionista che lavora nell’Agenzia regionale per l’Energia della Regione Abruzzo (Araen). Insomma, lo stesso campo di azione della società privata, lo stesso dipartimento che decide chi finanziare e a chi dare i finanziamenti in campo energetico.
L'imprenditore-dipendente si chiama Enrico Forcucci e negli anni ha curato vari progetti ed incontri per conto della Regione, tutti sul tema delle energie alternative tra le
quali le biomasse, il biometano e molto di più.
Capita allora che la Regione debba assegnare i fondi “per la concessione di incentivi finalizzati alla realizzazione di centri di stoccaggio per il trattamento di materiali legnosi al fine di ottenere cippato per la posa in opera di impianti completi per la fornitura di energia termica”. Viene pubblicato un bando predisposto e pubblicato nelle pagine del sito istituzionale della Regione Abruzzo dedicate all'Araen e giungono così 34 idee, di cui, solo 5 sono state ammesse al contributo per un totale di 1.407.000 euro.

Oltre a Sant’Eufemia a Maiella (317 mila euro), la Regione ha deciso di finanziare il Comune di Bisegna (che riceverà un contributo di 348.000 euro), Borrello (350.000 euro), Popoli (350.000 euro) e Pescasseroli (42.519 euro). Cellino Attanasio, Civita D’Antino, Civitella Del Tronto e Collecorvino sono stati esclusi perché hanno prodotto una documentazione incompleta.
A firmare è la dirigente Iris Flacco che coordina il gruppo presieduto da Antonio Sorgi.

IL SINDACO NON SA MA SI INFORMA
La trasparenza in Regione non è totale per cui si fatica un pò a verificare se si tratti davvero dello stesso Enrico Forcucci imprenditore e dipendente oppure è solo un beffardo caso di omonimia.
Il sindaco di Sant’Eufemia a Maiella, Francesco Crivelli, spiega al telefono con PrimaDaNoi.it  «l’eccezionalità» del progetto finanziato dalla Regione che prevede un sistema di teleriscaldamento con cui saranno riscaldati i locali comunali, un’ex scuola che ospita il gruppo scout e le famiglie. Una cosa fantastica e di sicuro molto utile.
Ma la ditta Entrope, come è stata scelta?
«Per via del curriculum», risponde Crivelli.
Ma è la ditta di Enrico Forcucci? Lo stesso Forcucci che lavora all'Araen in Regione?
Il sindaco dopo un pò dice: «non so se l’ingegnere Forcucci lavori per la Regione. Non mi risulta e sinceramente non mi interessa. Che sia uno strutturato della Regione francamente non mi risulta e non mi interessa».
Passano una decina di minuti, il tempo «di raccogliere informazioni» ed il sindaco  Crivelli precisa: «sono doverose alcune rettifiche», dice, «Forcucci non è un ingegnere, non è neanche laureato ed il progetto è a firma di Pasqualino Grifone».
Grazie per la precisazione.
Sul sito della Regione, però, Forcucci viene indicato come ‘dott.’ che di solito significa "dottore", cioè laureato.

FORCUCCI: «SI’ LA DITTA ENTROPE E’ MIA»
Difficile credere che un dipendente del settore energia (Forcucci) sia titolare di una ditta che lavora nel campo dell'energia e per di più riceva un cospicuo finanziamento dalla stessa ripartizione dell'ente pubblico dove lavora come dipendete. Eppure la speranza che si trattasse proprio di un caso beffardo la spegne proprio Forcucci senza nemmeno tergiversare.
«Sì, la ditta Entrope è mia», dice al telefono con PrimaDaNoi.it.
E l’architetto Pasqualino Grifone, firmatario del progetto, anche lui lavora in Regione come lei, dottore?
«Questo deve chiederlo a lui. Lo chieda a Pasqualino Grifone».
La trasparenza, come detto non è totale, ma abbastanza per capire che Forcucci, l'architetto Pasqualino Grifone e la dirigente Iris Flacco si conoscono bene tanto da aver scritto insieme un importante volume sul tema energetico "Il risparmio energetico nelle utenze energetiche pubbliche".
Forcucci e Grifone sono insieme anche nella cooperativa "Team delle acque" di Popoli.

Marirosa Barbieri  17/10/2012