venerdì 19 ottobre 2012

PERICOLO MORTALE






La riforma dell’art. 117 della Costituzione nasconde un pericolo mortale.


Il governo ha presentato un disegno di legge di modifica costituzionale in cui, tra l’altro, in riforma dell’art. 117 della nostra Costituzione, si stabilisce che alcune materie finora sottoposte alla potestà concorrente della Stato e delle Regioni, sono riservate esclusivamente allo Stato.  Tra queste materie c’è quella che attiene alla produzione, al trasporto e alla distribuzione dell’energia. Ove questa riforma fosse approvata, il governo non avrebbe più l’imbarazzo di dover fare i conti con le istituzioni territoriali. Così i petrolieri, ad esempio, non avrebbero più alcun serio ostacolo all’attuazione dei loro programmi di moltiplicazione dissennata delle trivellazioni in terra e in mare. Ora è ben vero che l’approvazione di questa riforma richiede tempi non brevi e un doppio passaggio alla Camera e al Senato e tuttavia non bisogna dimenticare che questa proposta giunge con un tempismo perfetto, in un momento di crisi gravissima dell’istituto regionale, messo in discussione dagli scandali e dalla giusta indignazione dei cittadini. E’ anche vero che finora le Regioni di rado sono state d’ostacolo alla realizzazione di progetti devastanti. Anzi, ci sono  Regioni che per anni hanno rinunciato ad usare i loro poteri, manifestando il più assoluto disinteresse verso la salvaguardia del territorio e consentendo che fossero portate avanti iniziative inaccettabili.  E tuttavia le Regioni sono i naturali interlocutori dei Comuni, delle associazioni e in generale dei movimenti popolari e anche quando i governi regionali sono stati favorevoli ai progetti più indigesti, essi hanno dovuto fare i conti con i Comuni e con vasti movimenti popolari e qualche volta sono stati costretti a fare retromarcia. In questa maniera sono state impedite, per limitarci all’Abruzzo,  alcune scelte fortemente impattanti con il territorio, oltreché chiaramente speculative: dalla Sangro Chimica  al Centro Oli ad Ortona, dalla centrale termoelettrica (che doveva funzionare bruciando i residui della Sangro Chimica e che perciò ne ha seguito la sorte) nei pressi di Punta Aderci in Vasto alla turbogas in Val Di Sangro, ed ora forse saranno impedite le trivellazioni a Scerni e a Bomba, a S. Vito Chietino e nei pressi delle isole Tremiti e in generale nell’Adriatico. Mentre al contrario, quando lo Stato ha avuto mano libera ed ha dato il consenso a qualsiasi iniziativa industriale, senza alcun vaglio preventivo né alcun controllo successivo, sono state innescate autentiche bombe ecologiche, come a Bussi, o a Taranto, o a Seveso, o a Casale Monferrato con l’eternit, o a Porto Marghera, o come è avvenuto in cento altri posti, con effetti distruttivi per il territorio e per la salute della gente. Occorre far comprendere al molto intelligente ministro Corrado Passera - il quale, unico caso nelle democrazie europee, non si degna di rispondere alle lettere dei cittadini, pur corrette e documentate, e che ha sponsorizzato, approfittando della sua irresponsabilità politica di membro di un governo tecnico, i progetti più folli dei petrolieri – che la strada imboccata sarà impervia come neppure immagina. Poiché il popolo italiano non accetterà di consegnare il territorio del nostro Paese ai petrolieri e agli speculatori di ogni risma. E se, come sembra, egli ha qualche ambizione politica, se ne può scordare, perché fin d’ora si sta facendo largo tra la gente l’opinione che egli costituisca un pericolo per la salvaguardia del territorio. Ed anche se, prevedibilmente, ci potranno essere gruppi consiliari regionali che guardano con malcelata soddisfazione a quella riforma che,  togliendo loro il potere sul territorio, scaricherà ogni tensione sul governo, nasceranno movimenti popolari in grado di bloccare quella innovazione costituzionale e di spazzare via gli uomini che la sostengono.

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