sabato 27 ottobre 2012

SULLA RAFFINERIA FOREST DI BOMBA CI GIOCHIAMO UN BEL PEZZO DI DEMOCRAZIA: E’ ORA CHE POLITICI E AMMINISTRATORI SI ASSUMANO IN PIENO LE LORO RESPONSABILITA’



La vicenda della raffineria Forest a Bomba nel suo estenuante tira e molla in scena da troppi mesi, ha assunto un significato che va ben al di là del semplice progetto industriale.
E’ ormai evidente lo scontro tra due opposte visioni della dialettica civile: la prevaricante pre-potenza del denaro da una parte e la diffusa, ostinata resistenza popolare a quella che si reputa una palese ingiustizia dall'altra. La lotta è impari ma per fortuna c’è sempre la vecchia storia di Davide e Golia a dare conforto, una storia che qualche volta si ripete come nel caso “Eternit”.

Riassumiamo per sommi capi: all’inizio c’è l’Agip che vuole estrarre il gas da sotto il lago ma poi rinuncia perché si rende conto dei rischi per la salute degli abitanti viste le emissioni in atmosfera e quelli derivanti dall’assetto idro-geologico che sono troppo alti e così dell’idea se ne impossessa l’americana Forest Oil che parte subito alla carica.
In una prima fase il progetto non è ben compreso o forse, diciamo così, non viene illustrato in maniera esaustiva ma quando finalmente viene a galla nella sua completezza c’è una vera e propria sollevazione delle comunità locali che, con l’ausilio di studi, esperti e del semplice buonsenso, lo ritengono non solo inutilmente rischioso (vedi eventuale crollo della diga in un’area storicamente franosa) e dannoso per la salute umana e dell’ambiente, ma anche deleterio per l’occupazione e le vocazioni economiche di zona sulle quali si è tanto investito.

Al loro fianco, oltre a gruppi, movimenti, associazioni di categoria e sindacati, si schierano compatte le istituzioni pubbliche, la Provincia di Chieti con il suo Presidente e 20 comuni oltre a quello più direttamente coinvolto e finanche la Chiesa cattolica attraverso un documento diretto e inequivocabile della Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana.
Ma tutto questo non è sufficiente e la Forest insiste imperturbabile nel tessere la sua fitta ragnatela.

E’ a questo punto che rischia grosso l’equilibrio democratico:
E’ MAI POSSIBILE CHE LA VOLONTA’ GENERALE NON CONTI NULLA NEL PROCESSO DECISIONALE?
E’ COSI’ FACILE INFISCHIARSENE E IMPORRE LE PROPRIE SCELTE MINORITARIE COSI’ STRAORDINARIAMENTE OSTEGGIATE?
E’ LOGICO E GIUSTO CHE SIA L’OSPITE A DETTARE LE REGOLE AL PADRONE DI CASA?
E’ DEMOCRATICAMENTE SOSTENIBILE CHE LA SPINTA IRREFRENABILE DEL PROFITTO SCHIACCI OGNI LEGITTIMO DISSENSO IN NOME DEL DIRITTO D’IMPRESA CHE TUTTO PUO’ PERMETTERSI?

Da un lato la forza coesa di un popolo che si esprime libero da ogni pressione esterna, consapevole del proprio ruolo e delle buone ragioni che porta avanti; dall’altra l’interesse testardo degli affari prima di tutto e tutti, a scardinare qualsiasi volontà democraticamente e plebiscitariamente espressa.
Di qua le intrepide e gioiose donne di Bomba per quattro volte sotto il Palazzo della Regione a strepitare con pentole e trombette per reclamare giustizia pagandosi il pullman di tasca propria; di là il triste corteo degli avvocati Forest pronti a stratagemmi e cavilli per averla vinta a tutti i costi in nome della supremazia del più forte e di laute parcelle.
A vicenda in corso non possiamo aggiungere altro sebbene ci siano molte altre cose da svelare. Vedremo alla fine.

Durante la battaglia per impedire la raffineria di Ortona mi colpì l’intervento di un saggio agronomo che affermò: “Provate a mettervi al centro di Contrada Feudo [il luogo dove l’Eni voleva costruire il famoso “Centro Oli”] e guardatevi intorno. Da una parte vedrete la Majella e la splendida catena montuosa che la circonda, di fronte il mare e la meravigliosa Costa dei trabocchi, tutt’intorno una distesa di ulivi e vigneti a perdita d’occhio: ma quanta cattiveria umana ci vuole per pensare di distruggere tutto questo?”.
Provo a rispondere che ce ne vuole tanta quanto quella che ha permesso di deturpare e avvelenare alcuni dei luoghi più belli del mondo, patrimonio dell’intera umanità: Venezia (Porto Marghera), Ravenna, la Sicilia (Gela, Priolo), ecc.

Ma torniamo a Bomba, nel vero senso della parola.
Adesso basta. Basta con gli estenuanti rimpalli tra enti e istituzioni di ogni livello: dal comitato VIA al TAR e poi di nuovo al comitato prima di passare al ministero e ritorno, infine alla Regione e via di seguito, esasperando sempre più le persone in carne ed ossa che saranno le uniche a pagare sulla propria pelle le conseguenze di questa storia infinita.
E’ ORA DI CHIUDERE QUESTA PARTITA NEL SENSO VOLUTO DALL’INTERA COMUNITA’ LOCALE.
TUTTI I POLITICI E GLI AMMINISTRATORI PUBBLICI CHE TANTO SI RIEMPIONO LA BOCCA DI “DIFESA DEL TERRITORIO” SONO CHIAMATI UNO PER UNO, NESSUNO ESCLUSO, A TRADURRE IN FATTI CONCRETI, DECISIVI E DEFINITIVI, LA VOLONTA’ UNANIME DI COLORO CHE LI HANNO ELETTI.
OGNI SINGOLO ESPONENTE DI PARTITO, OGNI SINDACO E CONSIGLIERE REGIONALE, PROVINCIALE E COMUNALE HA IL DOVERE DI SPENDERSI IN DIFESA DELLA COMUNITA’ CHE RAPPRESENTA SE NON VORRA’ ESSERE RICORDATO COME TRADITORE DELLA PROPRIA GENTE.

L’Italia è il paese dei disastri e delle tragedie annunciate: voltandovi dall’altro lato sarete i complici codardi di quanto potrebbe malauguratamente accadere. Fate bene e fate in fretta: questo è lo spartiacque (nel vero senso della parola) che determinerà il futuro dell’Abruzzo e la natura del suo assetto civile e democratico.

Che Bomba resti solo il nome di un bellissimo paese e del suo splendido lago.

fmOpk



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