giovedì 28 marzo 2013

CORNUTI E MAZZIATI (E NAUSEATI)

In questa "melmosa" vicenda di OMBRINA MARE sono le lettere che ci svelano in maniera lampante come, sotto sotto, ci stiano fregando alla grande.

Prima c'è stata quella dal Ministero alla Regione Abruzzo per la richiesta di un parere che il presidente Chiodi dice di non aver mai ricevuto (nell'epoca di Internet tra Roma e L'Aquila evidentemente usano ancora i piccioni viaggiatori...).
Poi ecco quella di convinto ringraziamento che la Medoil Gas (proprietaria di Ombrina) ha inviato al ministro per (?) l'Ambiente Clini il 27 giugno 2012.

Vi invitiamo a leggerla con il suggerimento, se siete deboli di stomaco, di prendere prima un'adeguata pastiglia:
L'amministratore delegato di MOG, Sergio Morandi, dopo essersi lamentato con il ministro dell'ambiente per le norme introdotte in passato per una maggiore salvaguardia dell'ambiente stesso (ma vi rendete conto?!) passa alla sviolinata finale perchè quei maggiori vincoli sono stati spazzati via in un attimo con il famoso art.35 del decreto "CrescItalia" del 22 giugno 2012 (Governo Monti-Passera-Clini voti favorevoli di PDL-PD-UDC) che, dopo un finto irrigidimento delle norme per gettare fumo negli occhi degli ingenui, stabilisce di fare salvi tutti i procedimenti autorizzatori e concessori avviati al 29 giugno 2012: un vero e proprio "condono tombale" per il nostro mare e le nostre terre.

Ecco la  corrispondenza d'amorosi sensi:
"Desideriamo esprimere un doveroso apprezzamento per il prezioso contributo apportato da Lei e dai Suoi collaboratori per l'individuazione della soluzione poi adottata dal Governo al fine di porre riparo ad una situazione insostenibile oltre che ingiusta per gli operatori del settore e auspichiamo un positivo completamento dell'iter di presentazione alle Camere per una sua definitiva e rapida approvazione".

Ribadiamo: ma vi rendete conto?
Basta leggere queste righe per capire tutto, senza bisogno di affannarsi nello studio di atti e documenti ufficiali.
Un ministro che dovrebbe stare lì per tutelare l'ambiente (e la salute e il benessere e la bellezza) del suo Paese e che invece si affanna, come detto esplicitamente nella missiva, per agevolare gli interessi delle compagnie petrolifere.
In una nazione civile sarebbe più che sufficiente per esigerne le dimissioni immediate, ma, ahimè, in Italia i criteri di valutazione sono ben altri e guardacaso sempre a scapito del bene comune.  

Se poi leggiamo le dichiarazioni successive di Clini veramente sfioriamo il ridicolo:
«Non ho mai intrattenuto rapporti con tale società né tanto meno con altre società petrolifere al fine di negoziare particolari normative di favore. Lo dimostra il fatto che la normativa introdotta nel nostro paese, e le conseguenti misure di precauzione per le attività di esplorazione petrolifere nel mare, sono le più restrittive al mondo».  

Come?? Abbiamo letto bene? In Italia avremmo le norme più restrittive al mondo?

Ormai lo sanno anche i bambini che l'Italia è il paese della cuccagna per tutti i trivellatori grazie ad una serie innumerevole di agevolazioni che abbiamo evidenziato in ogni occasione (basta farsi un giretto su questo blog).
Ne citiamo due per tutte:
  • in Italia fino a poco tempo fa non esistevano limiti di distanza per le trivellazioni in mare (Ombrina si trova a 6km dalla costa) e dal 2012 detto limite è di 12 miglia (fatte sempre salve le autorizzazioni precedenti). Negli altri Paesi si va da 40 km fino ai 160km degli Stati Uniti;
  • in Italia le royalties (percentuale sul valore estratto) versate allo Stato dai petrolieri raggiungono un massimo del 7% (con una corposa fascia di esenzione iniziale) mentre nel resto del mondo vanno da un minimo del 20% fino al 90%
Alla faccia della normativa più restrittiva al mondo!

Cornuti e mazziati forse sì, ma fessi no!
Caro ministro per(??) l'ambiente Clini sono 20 anni o forse più che lei ha un ruolo determinante in quel palazzo, prima da dirigente e adesso da ministro. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: non ci sono mai stati disastri ambientali così frequenti come negli ultimi 20 anni.

Adesso noi tutti ci siamo veramente stufati di fare il lavoro al posto vostro. Non vi chiediamo di metterci la passione ma vi ricordiamo che siete pagati molto bene per farlo.
La speranza che ci resta è che la ventata di cambiamento che (speriamo) porti ad un rinnovamento generale riguardi non solo i politici ma tutti i cosiddetti "servitori dello Stato" che devono dimostrare sul campo di esserli per davvero.

Nel frattempo, tanto per dargli una spintarella, TUTTI A PESCARA SABATO 13 APRILE ALLE ORE 15,30 PER MANIFESTARE CONTRO OMBRINA MARE E FERMARE IL DISASTRO PETROLCHIMICO IN ABRUZZO.

Chi ci crede per davvero si vede. 
NUOVO SENSO CIVICO
Movimento spontaneo di Cittadini Abruzzesi  
  

domenica 24 marzo 2013

LA BELLEZZA CI SALVERA' DAL "TRIONFO DEL PETROLIO"


Nell'ambito delle "Giornate di Primavera" organizzate in tutta Italia dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) oggi a San Vito Marina abbiamo potuto visitare l'"Eremo Dannunziano" dove il grande scrittore soggiornò nel 1889 e da cui trasse l'ispirazione per il suo capolavoro "Trionfo della morte".

Nel foglio introduttivo, redatto da Domenico Maria Del Bello, possiamo leggere:
<Di grande suggestione è la vista panoramica sulla costa caratterizzata dalla presenza di alcuni "trabocchi", le tradizionali macchine da pesca del litorale abruzzese descritte nel romanzo di D'Annunzio. Poco distante sorge il promontorio di Capo Turchino, altrimenti noto come il Trionfo della Morte perchè nell'immaginario del poeta abruzzese proprio da questo punto i due amanti protagonisti del romanzo "precipitarono nella morte avvinti" scomparendo tra i flutti. 
La costa di San Vito Chietino, con l'Eremo vero e proprio, il Promontorio, la spiaggia del Turchino e le ville Breber e Carabba, costituisce un insieme unico e irripetibile."

Unico e irripetibile, appunto.

Se poi però volgiamo lo sguardo verso lo splendore dell'orizzonte scorgiamo nel bel mezzo del mare, ben visibile nonostante le iniziali piccole dimensioni, una specie di traliccio metallico che nulla ha a che fare con tutto ciò che lo circonda.
Ecco, quel traliccio è Ombrina Mare, primo avamposto di quel che avverrà di ben più devastante se non avremo la forza e l'orgoglio di fermarlo.

Tutto questo è francamente pazzesco.
Sono sicuro che niente di simile sarebbe stato permesso in qualsiasi altro Paese civile, geloso delle proprie ricchezze naturali.

Lasciamo perdere per una volta tutti gli altri aspetti della vicenda e concentriamoci solo su questo, sullo sfregio, lo schiaffo alla bellezza del luogo ed alla sua storia
Alla cultura.

Gli encomiabili esponenti del FAI di Lanciano tutto questo l'hanno spiegato, hanno ricordato la profonda ferita che sta per aprirsi all'orizzonte.

Adesso il dovere morale e civico chiama ognuno di noi a fare tutto il possibile per fermare lo scempio.

Lo dobbiamo soprattutto alla bellezza che, in cambio, ci aiuterà a salvarci.

Franco Mastrangelo  
 


venerdì 22 marzo 2013

UNA SENTENZA MOLTO UTILE: LA CORTE COSTITUZIONALE BLOCCA LA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE DI PASSERA

L'11 marzo scorso la Corte Costituzionale ha emesso la sentenza n°39/2013 (la potete leggere qui inserendo anno 2013 e numero della sentenza 39 nello schema che appare) che rappresenta uno strumento molto utile nelle battaglie che stiamo conducendo in difesa dei sacrosanti diritti delle nostre terre e popolazioni.

Finora non le è stata data la giusta rilevanza e quindi spetta a tutti noi provvedere sia alla sua diffusione sia soprattutto alla sua applicazione nei procedimenti che ci riguardano.

Qui di seguito pubblichiamo l'articolo de "Il Sole 24 Ore" che ne dà notizia e spiegazione, ma prima di tutto vogliamo mettere in risalto due aspetti.

Il primo è  che il principio di leale collaborazione dev'essere il criterio ispiratore dell'azione statale in funzione sostitutiva degli Enti Locali. La Corte Costituzionale ricorda che l'esercizio del potere sostitutivo non può prescindere dal ricorso ad adeguate garanzie di bilateralità (come ad esempio la costituzione di commissioni paritetiche, l'intervento di soggetti terzi con compiti di mediazione o la partecipazione delle Regioni alle fasi preparatorie del provvedimento statale), del tutto assenti nella procedura di cui all'art. 61 comma 3 DL cit., che invece riteneva sufficiente il trascorrere di 60 giorni dalla scadenza del termine per l'intesa. 

Il secondo ci dimostra ancora una volta lo scarsissimo attivismo della Regione Abruzzo nei suoi vertici istituzionali quando si tratta di argomenti quali ad esempio la petrolizzazione che coinvolgono le sensibilità e la partecipazione della stragrande maggioranza dei cittadini. Non a caso il ricorso in questione che ha portato a quest'importante sentenza è stato promosso dalle regioni Toscana, Puglia e Veneto.

In definitiva la Corte Costituzionale stabilisce che lo Stato centrale non può imporre le proprie scelte alle Regioni ma deve interloquire con loro in un rapporto di leale collaborazione e coinvolgimento, come nel caso degli indirizzi contenuti nella Strategia Energetica Nazionale.


La Corte Costituzionale blocca la Strategia Energetica Nazionale di Passera

Il Sole 24Ore riporta il commento alla sentenza n.39/2013 della Corte Costituzionale su ricorso delle Regioni Toscana, Puglia e Veneto  “Lo Stato non può dribblare l’intesa con le Regioni – scrive il Sole24 Ore -  nelle materie di competenza concorrente, nemmeno quando l’urgenza sia motivata da «gravi esigenze di tutela della sicurezza, della salute, dell’ambiente o dei beni culturali», oppure dallo scopo di «per evitare un grave danno all’Erario». La Corte costituzionale, nella sentenza 39/2013 diffusa ieri (presidente Gallo, relatore Silvestri), ha accolto le obiezioni avanzate da Veneto, Puglia e Toscana al «semplifica-Italia» del Governo Monti (Dl 5/2012), e ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma (articolo 61, comma 3) che prevedeva la possibilità di evitare l’intesa con le Regioni nei casi in cui l’accordo non fosse arrivato nei tempi previsti. In pratica, quando scattavano le «gravi esigenze» appena citate si prevedeva la possibilità per lo Stato di agire in via unilaterale, nei casi in cui l’accordo con le Regioni non fosse spuntato nemmeno dopo 60 giorni la scadenza dei termini previsti. Esclusi da questo meccanismo sarebbero state solo le materie di «competenza esclusiva» regionale e i territori a Statuto autonomo, il cui pacchetto di competenze è definito da leggi costituzionali.
La regola era stata ispirata dalla volontà di limitare il «potere di veto» dei Governi regionali, con un occhio di riguardo in particolare agli interventi infrastrutturali e ambientali. La Consulta, però, ovviamente ha ribaltato l’ottica, e partendo dai vincoli costituzionali della «competenza concorrente» fra Stato e Regioni ha ritenuto insuperabili le obiezioni e ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma: alla base del giudizio c’è l’articolo 117 della Costituzione, quello che appunto distribuisce i compiti fra Stato e Regioni e stila il lungo elenco delle materie soggette a «competenza concorrente», e il principio di «leale collaborazione», che in base all’articolo 120 deve ispirare l’azione dello Stato anche quando esercita poteri sostitutivi nei confronti dei governi territoriali.
I giudici delle leggi, in linea anche con le richieste delle Regioni (soprattutto del Veneto), hanno anche provato a dare una lettura «costituzionalmente orientata» della regola. Questa strada si è rivelata però «impraticabile», perché avrebbe dovuto comportare l’esclusione del potere unilaterale dello Stato non solo alle Regioni autonome e alle competenze esclusive di quelle ordinarie, ma a tutte le «ipotesi di esercizio accentrato delle funzioni amministrative» e alle «molteplici fattispecie di incroci e intrecci tra funzioni statali e regionali». Sarebbe stato necessario, insomma, “far dire” alla norma il contrario di quello che c’è scritto.
Nell’analisi la Consulta ricorda che il potere sostitutivo non è ovviamente impossibile, ma va regolato con «adeguate garanzie di bilateralità», assenti in una procedura che invece per ripassare la palla allo Stato ritiene sufficiente il trascorrere di 60 giorni dai termini previsti per l’intesa. Richiamando sentenze precedenti, la Corte ipotizza qualche traduzione concreta delle «garanzie di bilateralità», per esempio la designazione di commissioni paritetiche o l’intervento di soggetti terzi con compiti di mediazione fra lo Stato e le Regioni: in qualche caso, aggiunge la sentenza, si può arrivare a prevedere «la partecipazione della Regione alle fasi preparatorie del provvedimento statale».

gianni.trovati@ilsole24ore.com
01 | LA NORMA
Il decreto semplificazioni (Dl 5/2012) prevedeva all’articolo 61, comma 3 la possibilità per lo Stato di emanare un atto sulle materie di competenza concorrente con le Regioni anche senza l’intesa con i Governatori, a due condizioni: che fossero scaduti da 60 giorni i termini per l’intesa e che a richiedere l’atto fossero «gravi esigenze di tutela della sicurezza, della salute, dell’ambiente o dei beni culturali», o la necessità di «evitare un grave danno all’Erario». La norma non si applicava alle materie di competenza esclusiva regionale e alle regioni a Statuto autonomo, le cui competenze sono fissate da leggi costituzionali
02 | L’ILLEGITTIMITÀ
La Corte costituzionale ha rilevato l’illegittimità della norma per il contrasto con due articoli della Carta: il 117, che disciplina la distribuzione di competenze fra Stato e Regioni, e il 120, che impone la «leale collaborazione» da parte dello Stato nell’esercizio di poteri sostitutivi

 

martedì 19 marzo 2013

OSTERIA PUBBLICA


VISIONE PARTICOLARMENTE CONSIGLIATA AI MINORI DI ANNI 18 (perchè tra di loro ci sono gli amministratori del futuro).

Se avete tempo (e stomaco adeguato) vi suggeriamo di visionare questo video almeno un paio di volte al giorno per ricordarvi in che mondo viviamo.

Queste persone, i "protagonisti" del filmato, sono quelle che decidono(?) del nostro presente e del nostro futuro.

Queste persone gestiscono i (nostri) soldi pubblici, stabiliscono cosa farne.

Queste persone contano.

Per fortuna non si tratta di politica perchè, signori miei, la Politica è una cosa seria.

Ai posteri la facile sentenza...

(grazie per il video a www.zonedombratv.it ).   

lunedì 18 marzo 2013

LETTERA A TUTTI I PARLAMENTARI ABRUZZESI NEOELETTI




Io sottoscritto Alessandro Lanci,
Presidente dell’Associazione Nuovo Senso Civico, con migliaia di iscritti e un blog raggiungibile al seguente indirizzo internet: http://www.nuovosensocivico.blogspot.it/ , visitato da oltre 120 mila persone ogni anno, premetto:
il Governo uscente, per iniziativa dei ministri Passera e Clini, ha approvato con decreto interministeriale – in realtà con un colpo di mano e approfittando della sua irresponsabilità politica –  la  “Strategia Energetica Nazionale”,  che condanna l’Abruzzo a diventare distretto petrolifero.
Ma per fortuna la Corte Costituzionale ha bloccato il decreto interministeriale in questione.
Nel frattempo il progetto “Ombrina Mare 2” sta andando celermente avanti ed anzi si teme che entro pochi giorni possa ricevere la concessione.
(Il progetto consta di una piattaforma a mare posizionata a 6 km dalla costa,  per l’estrazione di petrolio  e la susseguente  desolforazione che avverrà  su una gigantesca nave che dovrà stazionare stabilmente in quel tratto di mare   tra l’altro,  incluso nel Parco della Costa teatina/Costa dei Trabocchi -  uno dei litorali più suggestivi dell’Adriatico )
Va anche considerato che la compagnia inglese Medoil, come tutte le altre numerose società straniere che estraggono petrolio dal nostro mare, pagherà royalties  irrisorie di appena il 7% (ma la gran parte delle compagnie non paga nulla in virtù del regime di generose esenzioni vigenti.
Tanto che l’intero incasso della Regione per le centinaia di pozzi esistenti in terra e in mare è in Abruzzo  di appena 254 mila euro) e poi metterà sul mercato il  prodotto raffinato ai prezzi correnti.
A conti fatti,  a noi resterà solo l’inquinamento,  stando così le cose non si comprende come l’attuale governo possa considerare la piattaforma “Ombrina Mare 2” un progetto “strategico”.
  In questa situazione, mentre si preannunciano grandi manifestazioni, alcuni esponenti politici  pronunciano, per lo più a mezza bocca, parole di contrarietà a questa iniziativa industriale della società Medoil.
L’On. Giovanni Legnini ha presentato solo ieri un disegno di legge, lodevole ma tardivo, per il ripristino delle distanza di 12 miglia dalla costa o dalle aree marine e costiere anche per i progetti in corso.
In verità tutte le forze politiche, con poche eccezioni, hanno  mantenuto, sulla questione della petrolizzazione dell’Abruzzo, un atteggiamento torpido e rassegnato, mentre nell’opinione pubblica si diffondeva l’allarme.

Ora, di fronte al pericolo imminente di un stravolgimento dell’economia abruzzese,  la protesta è diventata generale ed ogni categoria è scesa in  campo contro questa deriva petrolifera, nella convinzione che fare della nostra terra un distretto petrolifero sia una scelta folle, che finirà per procurare gravi danni al suo sviluppo turistico e alla sua agricoltura, oltreché alla salute della gente.
 A prova di quanto profondamente la questione è sentita dall’opinione pubblica sta il fatto che in Abruzzo il Movimento 5 Stelle ha avuto un vero trionfo soprattutto nelle zone costiere o prossime ad esse, laddove i pericoli di grave inquinamento marino ad opera degli idrocarburi sono particolarmente avvertiti.
Onorevoli parlamentari, sappiate che sta montando una sollevazione senza precedenti dell’intera popolazione regionale contro questi ultimi regali fattici dal governo tecnico e i partiti e i movimenti che non si impegneranno con tutte le proprie forze saranno giudicate come conniventi con tali nefasti progetti  governativi.
Nessuno si illuda che  la tempesta prima poi passi e che alla fine la gente finirà per rassegnarsi e accettare ogni obbrobrio.
Perché se mai la tempesta passerà, lascerà dimezzate le forze politiche che non si saranno impegnate immediatamente e fino in fondo per premere sul governo e ottenere le revoca di tali programmi.
Ai neoparlamentari dei Movimento 5 Stelle ci permettiamo di suggerire di uscire dalla loro torre di avorio e concertare senza indugi con le altre forze parlamentari le azioni di intervento da fare sul governo.
Attendo una risposta da ciascuno di voi neodeputati e neosenatori.     
          
 Lanciano, 18 marzo 2013     
                                                 Alessandro Lanci
      Presidente Associazione
Nuovo Senso Civico