domenica 2 marzo 2014

IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE ANDREBBE INSERITO NELLA COSTITUZIONE A TUTELA DELLA SALUTE DI TUTTI I CITTADINI

In questo articolo ci rivolgiamo soprattutto a Sindaci ed Amministratori locali che hanno l'obbligo di preservare la buona salute dei loro concittadini e che devono piantarla una volta per tutte con i soliti giochetti del "non sapevo", "non è sicuro che", "non possiamo intervenire".

Qui sotto diamo conto dell'ennesimo autorevolissimo studio scientifico che certifica la cancerogenità delle emissioni da combustione che segue tanti altri con risultati analoghi. Purtroppo però questi studi hanno tempi di svolgimento piuttosto lunghi, spesso ventennali, arrivando così a conclusioni certe quando ormai i danni sono già stati devastanti. Il caso dell'amianto è emblematico in questo senso.
Esiste però un'arma molto efficace ed immediatamente utilizzabile dai rappresentanti istituzionali che si chiama "principio di precauzione" e che viene sollecitato dalla stessa Comunità Europea per la protezione dell'ambiente e della salute anche se la valutazione scientifica del rischio non consente di determinarne gli effetti con sufficiente certezza. E' un principio (recepito dall'Italia nel d.lgs. 152/06, leggi QUI) che esalta il valore della prevenzione e che consente interventi utili anche dal punto di vista della spesa perchè molto meno onerosi di quelli posteriori in riparazione del danno.

E' uno strumento formidabile a disposizione dei Sindaci che, lo ripetiamo per l'ennesima volta, sono la massima autorità sanitaria locale e in questa veste non possono manifestare timidezze o sudditanza nei confronti di poteri diversi, economici o di altra natura.

Devono tenere sempre la schiena dritta quando, come accade sempre di più nella nostra Regione, vengono proposti interventi inquinanti e nocivi per il benessere delle comunità locali che non ne traggono alcun vantaggio neanche dal punto di vista economico e occupazionale.

Gli esempi sono all'ordine del giorno dal campo petrolifero a quello della finta "green economy" (biomasse e simili), dai rifiuti e gli inceneritori al traffico veicolare e via discorrendo.

Nel dubbio è sempre meglio tutelare la parte più debole: questo è il compito più onorevole per chi si vuole fregiare dell'appellativo di "Primo Cittadino".

PER APPROFONDIMENTI:
Qui di seguito pubblichiamo l'articolo del Prof. Federico Valerio sulla nocività delle combustioni dal suo blog "Scienziato preoccupato":


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Un grande studio, che ha coinvolto trecentomila abitanti di nove paesi europei, tra cui l'Italia, ha dimostrato che respirare polveri fini (PM10) e ultrafini (PM2,5), aumenta il rischio di cancro polmonare.

L'articolo pubblicato in questi giorni su Lancet Oncology ha definitivamente confermato, oltre ogni ragionevole dubbio, che le polveri che si sviluppano a seguito di combustioni, caratterizzate da dimensioni molto piccole (diametro inferiori a 10 e 2,5 millesimi di millimetro), possono provocare il cancro al polmone, anche in chi non ha mai fumato sigarette.

Lo studio ha dimostrato che il numero di tumori polmonari che si registrano in una determinata popolazione, aumenta in proporzione alla concentrazione di polveri sottili che quella popolazione ha mediamente respirato.

Ogni 10 microgrammi (milionesimo di grammo) in più, di polveri sottili presenti in un metro cubo d'aria inalato, il rischio di cancro polmonare aumenta del 22%.

Ad esempio, questo significa che, se in una determinata popolazione di non fumatori, esposti a 10 microgrammi di polveri sottili (PM10) per metro cubo d'aria , si registrano 100 casi di tumori polmonari all'anno, nello stesso numero di persone, esposte a 20 microgrammi di polveri per metro cubo, i casi di tumore polmonare sono 122.

I casi di tumore salgono a 144, con un'esposizione media a 30 microgrammi per metro cubo, a 166, se l'esposizione arriva  a 40 microgrammi per metro cubo.

E se la concentrazione di polveri è di 50 microgrammi per metro cubo, i tumori polmonari attesi saranno 189.

Le concentrazioni di polveri sottili riportate in questo esempio ( da 10 a 50 microgrammi per metro cubo)  non sono casuali.

La popolazione norvegese che ha partecipato allo studio era esposta a 13 microgrammi per metro cubo, quella olandese a 25 microgrammi, mentre quella romana faceva registrare una esposizione a 36 microgrammi per metro cubo e quella torinese risultava la più esposta in assoluto: 48 microgrammi per metro cubo.

Tutto questo significa che nelle popolazioni italiane (56 milioni di persone), a causa dell'elevato inquinamento dell'aria ignorato o colpevolmente tollerato, si registrano molti tumori polmonari che potrebbero essere evitati se adeguate scelte politiche riducessero l' elevato inquinamento atmosferico da polveri sottili del nostro Paese,  ai livelli considerati normali nei paesi del nord Europa.

E poichè  le PM10 si producono, inevitabilmente, ogni volta che si brucia qualche cosa, queste politiche, finalizzate alla prevenzione primaria dei tumori polmonari, riguardano tutte le combustioni evitabili o riducibili.

A cominciare, ovviamente,  dal fumo di sigaretta, ma anche quelle della mobilitità urbana (privilegiare il trasporto collettivo su mezzi a trazione elettrica), del trattamento dei rifiuti (riciclo e compostaggio, al posto dell'incenerimento), del condizionamento degli edifici (più isolamento termico e meno combustibili per il loro condizionamento), della produzione di elettricità (più solare eolico, idroelettrico, meno carbone), dell'uso energetico delle biomasse (abolire gli incentivi alla combustione e alla gasificazione di biomasse).


Infine, lo studio pubblicato su Lancet ha confermato che gli attuali limiti di legge per le PM10 (40 microgrammi per metro cubo) non sono sufficenti a tutelare la salute dei cittadini.

Un significativo aumento dei tumori polmonari si sono registrati anche con esposizioni a polveri sottili  inferiori a 40 microgrammi per metro cubo.

Pertanto, ogni scelta che comporta un aumento evitabile delle emissioni di polveri sottili deve essere vietata.

Rientra in questi divieti la sostituzione d'impianti a metano (a bassa emissione di polveri sottili)  con impianti alimentati con rifiuti, cippato di legno e oli vegetali (ad alta emissione di polveri sottili): una scelta che si sta diffondendo nel nostro paese, a causa della "droga" dei certificati verdi regalati a chi produce elettricità bruciando biomasse.

Prof. Federico Valerio

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