martedì 5 agosto 2014

LA STORIA SI RIPETE...

Immagini dello straordinario e vittorioso movimento popolare abruzzese degli anni '70 per fermare la deriva petrolchimica nella nostra Regione: purtroppo la memoria corta dei nostri governanti ci porta dopo più di 30 anni a combattere di nuovo le stesse battaglie. MA LA STORIA NON VI INSEGNA PROPRIO NIENTE? (segue il testo della lettera firmata dagli ex-parlamentari Enrico Graziani e Angelo Staniscia alle autorità istituzionali che hanno il potere di decidere sul nostro futuro).





























 Racc.
Al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi
Palazzo Chigi Piazza Colonna, 370  Roma

Al Ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi                                       Via Molise, 2  00187   Roma

Al Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti                                                        Via C. Colombo, 44  00154   Roma
 Al Sottosegretario On. Giovanni Legnini    
 Ministero dell’Economia Via XX Settembre, 97    00187   Roma

Al Presidente della Giunta Regionale Dott. Luciano D’Alfonso            
L’Aquila
All’Assessore all’Ambiente della Regione Abruz
Mario Mazzocca Palazzo Silone Via L. da Vinci, 6 67100 L’Aquila
             
 I sottoscritti Avv. Enrico Graziani, già sindaco di Paglieta, e Prof. Angelo Staniscia, già sindaco di Atessa, entrambi ex parlamentari abruzzesi del gruppo del PCI-PDS-DS  e attualmente iscritti al PD,  premettono di essersi in passato impegnati in prima persona in grandi battaglie ambientaliste e per un diverso tipo di sviluppo dell’Abruzzo. Nel lontano 1971 la Texaco avanzò domanda per realizzare una gigantesca raffineria in Val Di Sangro, dove all’epoca non c’erano né industrie né lavoro. Una lotta durata cinque anni e che ha coinvolto tutta la regione, portò all’accantonamento del progetto. Nel 1976 il movimento popolare riuscì a prevalere su una compagnia statunitense, la Rohm and Haas, un’azienda chimica per la produzioni di veleni per l'agricoltura che  aveva già realizzato in Val di Sangro una fabbrica ed assunto  35 operai. La compagnia dovette smantellare la fabbrica e andar via. Tutto questo ha aperto la strada alle industrie manifatturiere ad alta concentrazione di manodopera, tra queste la SEVEL, che conta più di 6 mila dipendenti oltre a quelli dell’indotto e che a suo tempo aveva dichiarato la sua incompatibilità con la prossimità di una raffineria. Così, in virtù di quelle scelte,  la Val di Sangro è divenuto l’epicentro dello sviluppo industriale dell’Abruzzo. Ricordiamo fatti ormai lontani perché comprendiate che la storia dell’Abruzzo è intessuta di grandi lotte ambientaliste,  che hanno visto la partecipazione dell’intera popolazione, e che questa non è la terra dei “comitatini”, come è stato evocato.
Orbene, oggi la questione politica fondamentale – oltre a quella del lavoro - che agita l’Abruzzo è se il governo approverà o respingerà in via definitiva, come tutti auspicano: 1) il progetto della compagnia inglese Medoilgas, denominato Ombrina Mare 2, consistente nella realizzazione di una piattaforma in mare a circa 6 km dalla Costa dei Trabocchi, di fronte a San Vito Chietino, per l’estrazione di idrocarburi, affiancata da una gigantesca nave, ivi ancorata e stabilmente adibita allo stoccaggio e alla prima raffinazione del prodotto (desolforazione). Oltretutto il progetto della Medoil presente gravi carenze che hanno il fine dia aggirare la legge: ma di questo verrà data puntuale dimostrazione nelle sedi opportune; 2) il progetto di pozzo esplorativo a mare Elsa 2 a circa km 7 dalla costa tra Francavilla e Ortona; 3) la richiesta di  trivellazioni per l’attivazione di nuovi pozzi presso la piattaforma Rospo Mare.
 Va ricordato che la costa dei Trabocchi, inclusa nell’istituendo Parco della Costa Teatina, è uno dei litorali più suggestivi dell’Adriatico, e che nell’entroterra ci sono crescenti attività turistiche e un’agricoltura d’eccellenza i cui prodotti si stanno affermando nel mondo, come ad esempio il vino. Va infine rammentato che l’Adriatico è un mare praticamente chiuso e che un eventuale incidente con sversamento di idrocarburi, avrebbe effetti devastanti e di lunghissima durata: infatti il ricambio delle acque avviene in 80 anni.    L’opinione pubblica è allarmata come non mai, nella consapevolezza che se, ad esempio il progetto Ombrina venisse realizzato, oltre ad avere effetti devastanti sul territorio e sulla salute della gente, di certo farebbe perdere molte migliaia di posti di lavoro nell’agricoltura, soprattutto quella dedita ai prodotti d’eccellenza, nella pesca e nel turismo e non creerebbe condizioni favorevoli allo sviluppo dell’industria manifatturiera. Va anche sottolineato che gli idrocarburi abruzzesi sono molto scadenti perché eccessivamente ricchi di zolfo ed è per questa ragione che il nostro petrolio, ad esempio, non può essere usato per produrre carburanti ma solo come materia prima per la produzione di materie plastiche.
   Per tutte queste ragioni il 13 aprile 2013 c’è stata a Pescara una grandiosa manifestazione di circa 40 mila persone (la più grande in tutta la storia dell’Abruzzo), promossa dalla Confcommercio e a cui hanno partecipato tutte, ma proprio tutte, le categorie economiche e sociali. In precedenza ci sono molte grandi manifestazioni, tra cui quella del 30 maggio 2010 a Lanciano e che, con alla testa tutti i sondaci della zona,  pur sotto una pioggia battente, ha visto la partecipazione di oltre ottomila persone. Inoltre l’associazione Nuovo Senso Civico, con sede a Lanciano, ha raccolto IN TUTTO L’ABRUZZO oltre 50 mila firme, verificate dalla Cancelleria del Tribunale, contro il progetto Ombrina 2 e contro la Strategia energetica nazionale che intende fare dell’Abruzzo e del suo mare un distretto petrolifero. Contro tali progetti si è espressa anche la Conferenza dei Vescovi di Abruzzo e Molise. 
 La Medoil va ripetendo ossessivamente sulla stampa che se verrà approvato il progetto Ombrina  2 inonderà la nostra terra con una pioggia di miliardi e creerà 200 posti di lavoro. La verità che emerge invece da dati inoppugnabili pubblicati sul sito del competente Ministero, sito che vi invitiamo a guardare,  è che detta compagnia, pur avendo in Italia, tra terraferma e mare, 14 concessioni di coltivazione in esclusiva e 35 concessioni in contitolarità con altre aziende, oltre a 5 permessi di ricerca,  dal 2008 a tutt’oggi non ha mai versato nelle casse pubbliche un euro delle pur irrisorie royalties. E ciò in virtù di un generoso sistema di esenzioni, di franchigie e di detrazioni delle spese e del fatto che sono le stesse compagnie ad autocertificare la quantità di prodotto estratto.   Inoltre dall’ultimo bilancio della Medoil pubblicato su internet si può arguire che finora la spesa per gli addetti italiani corrisponde a meno di 20 posti di lavoro in tutta Italia. Questi dati sono stati ripetutamente resi noti sul quotidiano “il Centro” e sul blog di Nuovo Senso Civico senza essere mai smentiti. Risulta infine  che la Medoil non investirebbe in Ombrina denaro fresco ma solo capitali ritirati da altri investimenti  fatti in Italia. Vogliamo, infine, sottoporre alla vostra riflessione un’altra questione: le compagnie che si stanno avventando sulla terra e sul mare di questa regione sono quasi tutte società straniere che, ricevuta la concessione, DIVERRANNO PROPRIETARIE DEGLI IDROCARBURI ESTRATTI, CHE POI metteranNO sul mercato ai preZZI correnti: non si vede proprio come ciò possa condurre ad assicurare all’Italia UNA “bolletta più leggera e sostenibile”, come ha dichiarato la ministra Guidi.
L’obiettivo che il governo dovrebbe porsi è l’abbandono degli idrocarburi fossili, che rappresentano il passato, per porsi all’avanguardia nella ricerca e nell’adozione sempre più estesa di fonti rinnovabili di energia.
A sconsigliare le trivellazioni in terra e in mare c’è anche il fatto, segnalato da alcuni scienziati, che probabilmente l’estrazione idrocarburi può contribuire a scatenare movimenti tellurici in aree, come quelle delle dorsali appenniniche, già fortemente sismiche.
Infine il governo nazionale e quello regionale non cerchino alibi nel fatto che la Croazia avrebbe programmi per trivellare l’Adriatico, ma usino tutta la loro autorevolezza per dissuadere la Croazia da una politica di tale tipo in un mare che è comune ad entrambi i paesi.  Del resto un argomento analogo non fu accolto in Italia, quando taluni proponevano la realizzazione di centrali nucleari, con l’argomento che esse erano in Francia poco lontano dai nostri confini.
E’ positivo che di fronte alla crisi che investe l’Italia e all’accumularsi dei problemi irrisolti, voi vogliate agire in fretta, e tuttavia vi scongiuriamo di stare attenti acché la fretta non diventi avventatezza.
Qualora, nonostante l’irriducibile contrarietà dell’intera opinione pubblica abruzzese, i progetti indicati dovessero essere definitivamente approvati, molte forze politiche abruzzesi ne sarebbero schiantate, soprattutto quelle che hanno responsabilità di governo, perché si aprirebbe tra esse e le popolazioni di questa regione una frattura insanabile. Gli scriventi si aspettano una risposta puntuale e non formale.
                                                                           Cordialità
Enrico Graziani (res. in Corso Garibaldi 27, 66020 Paglieta, prov. di Ch)
Angelo Staniscia ( res. in Aia S.Maria, Atessa, prov. Di Ch) 
Paglieta, Atessa, li 05/08/2014

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