venerdì 13 marzo 2015

MA IL PAZIENTE OLTRE CHE PAZIENTE DEVE ANCHE ESSERE MALEDETTAMENTE PAZIENTE?




MALASANITÀ O MALA ORGANIZZAZIONE?
Capita a tutti o quasi…un bel giorno senti un dolorino, non ti senti per nulla bene, hai necessità di fare degli accertamenti o hai un familiare che ne ha bisogno. Ma rischi di peggiorare la tua già precaria salute quando vai con l’impegnativa per un semplicissimo, banalissimo TIMBRO. Ore ed ore di snervante e scomodissima attesa in cui, inevitabilmente ti chiedi:
MA IL PAZIENTE OLTRE CHE PAZIENTE DEVE ANCHE ESSERE MALEDETTAMENTE PAZIENTE?

Di seguito il racconto autentico di un Paziente/Contribuente che chiameremo con il nome di fantasia "Tonino". Questo è quello che accade quotidianamente


La giornata tipica di chi si reca al C.U.P. dell’Ospedale di Chieti.
Si parla spesso di malasanità, ma quello che è successo martedi 24 febbario presso il C.U.P. dell’ospedale di Chieti mi fà riflettere molto.
Come capita a tutti, mi sono recato al C.U.P per un semplice timbro da apporre sull’impegnativa, per una visita di cui avevo l’appuntamento alle ore 12,30, premetto che risiedo a 45 Km dall’Ospedale.
Appena arrivo nei pressi della struttura, vedo che non si può più parcheggiare lungo la strada per via dei divieti, cerco un posto, ma niente, la fila davanti al parcheggio a pagamento è lunghissima, torno indietro per lasciare l’auto nel parcheggio costruito di recente e scopro che è a pagamento, c’è un cartello che indica la disponibilità d un servizio navetta gratuito, questo servizio và giustamente retribuito però.
Ma non bastava fare una semplice scalinata per evitare  il giro del parcheggio e si evitava di pagare anche il servizio navetta? Si, ma per i portatori di Handicap?, vero, ma prima come facevano?, sarei curioso di sapere quanto costa questo servizio.
Nel frattempo arrivo davanti al cancelletto di entrata e noto che davanti ad esso non ci sono strisce pedonali e mi tocca fare un giro in più di circa cento metri per trovarle.
Sono  le 11,30 quando entro nella sala d’attesa, la vedo talmente piena di gente che bisogna fare lo slalom per arrivare fino al “Totem” per prelevare il fatidico numero per fare la fila,  e qui già cominciano le prime avvisaglie:  i cosiddetti Totem sono due ma uno è spento (Guasto?), eppure la sala è piena, dovremmo essere circa in duecento. Il numero che mi viene assegnato è il 414 e il contatore si trova a 179, penso fra me e me che ho fatto bene a presentarmi un’ora prima della visita, visto che c’è cosi tanta gente in attesa.
Premetto che gli  sportelli sono dieci, ma quelli aperti erano solo sei (ci può stare, pazienza).
Nel frattempo è passata quasi un’ora, mentre attendo pazientemente il mio turno, leggo su uno schermo in alto le varie comunicazioni di carattere  informativo che attraverso di esso l’Ente dà agli utenti e tra le varie comunicazioni visualizzate, c’è anche l’invito a utilizzare i display di fianco ad ogni sportello a  disposizione degli utenti (quelli del tipo “tablet”), per dare il proprio indice di gradimento del servizio. “Oh bene!” esclamo, visto che cominciavo a spazientirmi, “vado subito a dare il mio giudizio”. I display si trovano di fianco ad ogni sportello, ma con mia poca sorpresa scopro che sette sono spenti e tre accesi ma non funzionanti, mi trovo quindi impossibilitato a dare il mio giudizio.
Comincio a stancarmi e vorrei sedermi, naturalmente le sedie sono tutte occupate, c’è tanta gente in piedi, però la sala è cosi ampia che potrebbe ospitarne senza esagerare altre cinquanta.
Sono ormai le 13,10 e non è arrivato ancora il mio turno, in compenso gli sportelli chiudono tutti, siamo ancora in sessantadue, vi lascio immaginare il pandemonio susseguente per l’esasperazione della gente.
Finalmente alle 13,55 riapre uno sportello per il cambio del turno, e poi nei minuti successivi ne aprono altri tre ma il mio turno arriverà alle ore 14,30, tre ore di attesa, m’è andata bene c’era gente che ha atteso quattro ore.
Nella sala però è affisso l’orario degli sportelli: dalle 7,30 alle 18,00 dal lunedì al venerdì questo significa che l’orario è continuato e che gli sportelli dovevano restare sempre aperti.
Vado in ambulatorio per consegnare finalmente l’impegnativa timbrata ma ormai a quell’ora è chiuso. Rassegnato e  ormai incavolato nero perché questo significava oltre che tornare a Chieti un’altra volta comportava anche una ulteriore richiesta di permesso al mio datore di lavoro e altri 90 chilometri in auto tra andata e ritorno per un “maledettissimo timbro”.
Ma non credendo ai miei occhi, nel tornarmene al parcheggio incontro una delle Dott.sse dell’ambulatorio che stava per prendere servizio per il turno pomeridiano, la quale molto gentilmente e con grande cortesia ascolta ptima il mio sfogo e poi si prende l’impegnativa.
Sono le 15,00 del pomeriggio e mi tocca tornare a piedi al parcheggio, perché (ma guarda un pò) il servizio navetta funziona solo fino alle 13,30,  cosi mentre torno al parcheggio ho il tempo di farmi il resoconto della giornata,  mi chiedo, forse il dirigente del C.U.P. non ha mai avuto problemi di salute, altrimenti gli sarebbe bastato una sola volta venire a fare la fila per accorgersi di tutto questo e avrebbe preso immediatamente provvedimenti, d’altronde il suo lavoro consiste anche in questo, organizzare e migliorare l’efficienza e l’efficacia del servizio al pubblico, o forse, essendo il Dirigente, lui queste cose “terrene” se le fa fare d’ufficio e quindi non verrà mai a conoscenza della realtà.
Mi si potrebbe rispondere che c’è un servizio online,  ma chi è anziano oppure non usa il computer come fa?  La tanta gente che ho trovato agli sportelli  lo smentisce e conferma che se c’è un servizio del genere, non viene utilizzato da tutti, o forse và migliorato anche il servizio online?
Per non parlare della struttura stessa dell’ospedale, per andare in un qualsiasi reparto o ambulatorio bisogna portarsi il “filo di Arianna” altrimenti è una impresa uscire da quel vero e proprio labirinto.
Una volta trovato l’ambulatorio la sala d’attesa è il più delle volte lo stesso strettissimo corridoio di accesso, dove per passare, bisogna farsi spazio fra la  tanta gente che c’è in attesa e con le solite poche panchine a disposizione.
Mi consola la grande professionalità che ho trovato nei medici e nel personale infermieristico.
Vorrei ricordare a chi di dovere (forse lo ha dimenticato) che I cosiddetti pazienti quando si recano in queste strutture, non lo fanno per divertimento o per andare ad ammirare la “Gioconda”, se fosse cosi non si farebbero problemi per le attese, ma sono spesso persone con problemi di salute più o meno gravi  e che in forza di questo hanno necessità di recarvisi, allora andrebbe fatto quasi l’impossibile pur di non aggiungere alle loro sofferenze anche l’esasperazione.
Mi rifiuto di pensare che mancano fondi ecc. ecc. quando ci sono sprechi ovunque e si chiudono strutture sanitarie dappertutto. Ma tutti quei soldi risparmiati  accentrando tutto e tutti in una unica struttura che fine hanno fatto?  e adesso che ce ne facciamo degli ospedali chiusi? Li lasciamo decadere come tante altre “cattedrali nel deserto?”.
Sono invece convinto che con una adeguata programmazione e organizzazione ci sarebbero molti meno disagi per i pazienti e molti più soldi risparmiati .
MORALE: IL PAZIENTE, DEVE ESSERLO DI NOME E DI FATTO.
Grazie per aver ascoltato il mio sfogo e per il lavoro che  quotidianamente svolgete in difesa della salute dei cittadini abruzzesi, Tonino

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